House of Gucci – Sic Transit Gloria Gucci

House of Gucci – Sic Transit Gloria Gucci

Ben due i film nel 2021 per il Maestro Ridley Scott, complice la pandemia che ha spostato in avanti l’uscita del primo dei due (The Last Duel), e pure con lo stesso attore protagonista, Adam Driver. Abbinata vincente?

House of Gucci tratta dell’ascesa e disfatta degli ultimi rampolli di Casa Gucci a guidare l’omonima impresa familiare, ovvero Maurizio Gucci e sua moglie Patrizia Reggiani, che come da storia stranota, inizia con una relazione avversa ai Gucci negli anni ’70, la riappacificazione negli anni ’80, e  culmina con la rinascita dell’azienda e un omicidio negli anni ’90. Tanti i personaggi di contorno, i patriarchi Rodolfo e Aldo, lo stralunato Paolo, l’avvocato Domenico De Sole, e cast stellato con Al Pacino, Jeremy Irons, Jared Leto e, oltre al già citato Adam Driver, Lady Gaga nel ruolo della Reggiani.

Il film è un pasticcio, anzi per parafrasare (involontariamente, speriamo) un giovane stilista nel film di Gucci negli anni ‘80, un’ “operetta tragica”: patinato e stereotipato nelle caratterizzazioni italiane come nei migliori spot sul Bel Paese, e personaggi da Commedia Dell’Arte, tutti sopra le righe con Lady Gaga (una Lady Gucci popolana e malevola che fa il verso a Loredana Bertè e Vanna Marchi) e Jared Leto (un Paolo Gucci patetico e caricaturale) che spiccano per eccesso, un Al Pacino un po’ imbolsito, un Jeremy Irons palesemente annoiato e per contrario un Adam Driver che incarna un Maurizio Gucci a dire la verità parecchio insignificante e incoerente da morire. Il tutto si svolge su cartoline della Milano da bere, la Toscana da spot delle auto (ri-eccoci), la New York di Sex and The City, la Svizzera di Saint Moritz, e pure il Lago di Como (che all’estero conoscono grazie a George Clooney).

Per gli amanti della coerenza, le scene si svolgono anche con molte incongruenze temporali e musiche quasi sempre anacronistiche. Il film è un atto in 3 scene, con la prima che è la storia d’amore tra il giovane e ingenuo Maurizio e l’ambiziosa Patrizia, il secondo l’ascesa di un Maurizio sempre più maligno e spietato a padrone di Gucci, il terzo l’assassinio escogitato da Patrizia con l’improbabile complice Pina Auriemma. Scontato il primo, caotico il secondo, cabarettistico il terzo. A volte Soap Opera, a volte Il Paradiso Delle Signore, House of Gucci spreca un parterre impressionante di talenti veramente buttati su una sceneggiatura terribile e piena zeppa di cliché. Non funziona quasi niente, ci viene da dire che forse Ridley Scott avrebbe potuto ricavarne una serie TV, calcando ancora di più il lato grottesco, alla Sorrentino per intenderci per salvare questo pasticcio.

Così rimane a metà tra la Tragedia grandiosa di stampo shakespeariano e lo Spot per la Apple del 1984, sempre di Scott, che quello sì aveva un senso e durava un minuto, ma questo ha toni e tempi appiccicati tra di loro. Questo, più che uno spot, sembra una marchetta di 2h30 sponsorizzata da Gucci (o meglio, dai nuovi proprietari e dirigenti di Gucci, che non a caso sono citati in modo assolutamente fuori luogo alla fine, e senza che c’entrino niente), con in più la testimonial/pop star di turno a fare da apripista (altro indizio: anche Jared Leto è un testimonial fisso di Gucci).

Era dai tempi di Exodus che Ridley Scott non falliva così, con cattiveria facciamo due previsioni: 1. Sarà idolatrato da una claque di influencer sponsorizzati da Gucci. 2. Avrà successo, e magari vincerà pure qualche premio (speriamo solo per i costumi). E speriamo solo che con questa marchetta, il Maestro riesca a finanziarsi il prossimo Alien. VOTO: 4,5/10

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