Unbreakable – Il Predestinato (2000)

Unbreakable – Il Predestinato (2000)

Il quarto film di M. Night Shyamalan, pur non essendo stato un successo al botteghino come il suo predecessore (il Sesto Senso), aveva dato ad intendere che eravamo di fronte al nuovo Spielberg, sia per i temi trattati, dove il mondo adulto incontra il mondo dei bambini, e quello della fantasia incrocia la realtà.

Il presupposto del film è intrigante: cosa succederebbe se una persona scoprisse di avere dei superpoteri proprio come nei fumetti? E come sembrerebbe un fumetto di supereroi reso realistico al massimo?

Credo che ogni amante dei fumetti debba essere grato a M. Night Shyamalan per essere stato il vero apripista di una generazione matura di film dei supereroi… Lasciando stare Blade, solo incidentalmente un fumetto Marvel, Unbreakable esce nelle sale cinematografiche lo stesso anno di X-Men di Bryan Singer, la prima megaproduzione che dà il via all’ormai popolare filone dei cinefumetti. E dovrebbe essergli grato per aver dato dignità ad un genere (quello dei fumetti dei supereroi) che è sempre stato considerato, ingiustamente o meno, di serie B.

Quello che nel film appare assolutamente stupefacente è come Shyamalan costruisce la teoria di come il fumetto dei supereroi sia solo una mera esagerazione della realtà: dalla notte dei tempi, gli uomini hanno scritto di storie di uomini dai poteri straordinari, che siano essi Gilgamesh, Enkidu, Eracle,CuChulain… insomma, la mitologia non solo come scuola di valori e principi, ma anche come cronaca di fatti accaduti. Tra di noi vivono questi esseri col preciso compito di proteggere gli altri in momenti di crisi (lo stesso paradigma che recupererà quasi dieci anni dopo Hancock, con risultati però molto più scadenti).

La storia racconta appunto la storia di David Dunn (impersonato da Bruce Willis… occhio all’allitterazione del nome, un classico dei protagonisti dei fumetti, vedi Peter Parker, Bruce Banner, per non tacere di Paolino Paperino e Dylan Dog), e del suo percorso di consapevolezza verso quello che è destinato ad essere, accompagnato dal suo mentore Elijah Price (impersonato da Samuel L. Jackson), la sua esatta antitesi (bianco/nero; fortissimo/fragilissimo). La vita di David scorre piena di rinunce e fallimenti fino a che accetterà il suo destino, che lo porterà ad un finale a sorpresa incredibile, eppure naturale (per chi ama i fumetti).

Unbreakable è stilisticamente superbo. Le immagini sono curatissime, e sono meravigliosi quegli spezzoni che si svolgono all’interno di “vignette”, ovvero di scatole create attraverso la ripresa da una finestra, il finestrino di un auto, ecc.… proprio a significare come quelle scene si svolgano in un fumetto “reale”.

Ci sono poi dei tocchi veramente deliziosi, come ad esempio il dotare i personaggi principali di un costume da supereroe… molto particolare, nel senso che non sono veri costumi ma giacche a colori vistosi, tute da manutentori, e soprattutto il mantello del protagonista…. Vi siete mai chiesti per quale motivo molti supereroi hanno il mantello nei fumetti? Beh, guardate il film e lo saprete… Meraviglioso come poi quel mantello, inizialmente ingombrante e goffo, finisce col diventare un paio di ali per David, quando in una scena meravigliosa, decide di “abbracciare” il mondo e la missione che gli è stata affidata (vedi nella sezione “estratti da film”).

Le musiche di James Newton Howard sono fantastiche e fungono da perfetta sottolineatura dei momenti fondamentali, con il climax finale che non potrà non rimanere impresso. Bravissimi infine gli attori, con Samuel Jackson forse alla sua migliore interpretazione di sempre (anche migliore di Pulp Fiction).

Per il valore quasi filosofico con cui viene affrontata la tematica, Unbreakable è assolutamente un gioiello, ed è il capolavoro (finora) di M. Night Shyamalan, che non ha poi avuto la carriera che ci si sarebbe potuta aspettare.  C’è tuttavia un ulteriore messaggio davvero interessante, al di là del parallelismo col mondo dei fumetti ovvero il dualismo tra motivazione e paura, i principi primordiali dell’esistenza, e di come le nostre scelte fanno di noi quello che siamo. Siamo sì dotati di libero arbitrio, ma non si può realmente sfuggire al proprio destino, pena una vita spenta e con la consapevolezza di aver smarrito la strada… la felicità è l’indicatore del fare la cosa “giusta” per noi. Qualunque cosa essa sia.

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