Tutti i Soldi Del Mondo – Anche i Ricchi Piangono (quasi tutti)

Tutti i Soldi Del Mondo – Anche i Ricchi Piangono (quasi tutti)

A proposito di Soldi, è costata ben 10 Milioni di Dollari, la scelta di Sir Ridley Scott di rigirare le scene in cui era presente Kevin Spacey: lo scandalo di molestie sessuali che ha travolto il 2 volte premio Oscar ha avuto un impatto di queste dimensioni (inimmaginabile per l’Italia, anzi di sicuro c’è chi ci avrebbe lucrato sopra, incluso l’indagato). Al suo posto Christopher Plummer, nella parte del miliardario John Paul Getty che nel 1973 si oppose al pagamento del riscatto del nipote, rapito a Roma dalla ‘ndrangheta per 4 mesi.

Protagonista oltre a nonno Getty, la madre Gail, divorziata dal figlio tossicodipendente dello stesso Getty, e il responsabile della sicurezza Chase, inizialmente reclutato per capire meglio se il rapimento sia una farsa o meno, e poi alla fine impegnato in prima linea per recuperare il nipote scomparso.

Film piuttosto atipico per Ridley Scott, ormai sempre più coinvolto in produzioni di altissimo livello anche a livello di budget (la franchise di Alien, il nuovo Blade RunnerThe Martian, persino il mega-flop Exodus), per tematiche e ritmo ce lo saremmo più aspettato dal defunto fratello Tony, quello di Spy Game e Man on Fire (oltre che Top Gun), per intenderci. In realtà il giochino funziona, un po’ per le ricostruzioni d’epoca davvero ben fatte per chi si ricorda l’Italia dei tempi che fu (e c’è persino un omaggio a La Dolce Vita di Fellini quasi all’inizio) un po’ proprio per l’interpretazione straordinaria di Plummer, 88 anni, ma sempre impeccabile. Chissà come sarebbe stata l’interpretazione di Spacey, di certo il film sarebbe stato un’altra cosa. Si dice che, a dispetto dell’età, Plummer abbia impiegato solo 2 settimane per entrare nella parte (anche se in effetti fu scartato nel casting per lo stesso ruolo). Il suo Getty, megalomane avaro che dà un prezzo alle vite degli esseri umani, così come delle cose, appare disumano e incomprensibile in una follia lucida e non priva di logica, tanto da ricordare il famoso detto “il denaro non compra la felicità”. Alla fine, sembra più il cattivo del film lui, più che i rapitori calabresi (un po’ macchiettistici in alcune riprese, ma tutto sommato, davvero quell’angolo dell’Italia era cosi remoto culturalmente più che geograficamente in quegli anni, tanto da sembrare un altro Paese, di quelli che oggi sfottiamo come “arretrati”. 

Bravina Michelle Williams nel ruolo della madre che rischia tutto per l’amore dei figli; così così Mark Wahlberg, davvero un po’ posticcio nel ruolo dell’investigatore negoziatore. Diciamo funzionali entrambi, ma non imprescindibili. Alla fine Scott ci regala 2 ore tirate, ben congegnate; con qualche concessione alla trama rispetto alla storia reale, ma in fin dei conti come disse John Huston criticato sulla verosimiglianza di alcune sue opere: “tra la vita e la leggenda, scelgo sempre di raccontare la leggenda”. VOTO: 7/10

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