Triangle of Sadness – Una Crociera da Dimenticare

Se vi state domandando cosa significhi il titolo, non temete: ve lo sveleranno dopo pochi minuti dall’inizio del film, ovvero (non è uno spoiler cmq…) si tratta del triangolo che si forma tra le sopracciglia quando si assume un’espressione di tristezza e che smette di formarsi quando si usa troppo botox…

Cosa di cui sembrano farne uso liberale molti dei protagonisti del film, non tanto i 2 principali, Carl e Yaya che sono 2 modelli, ma il resto dei ricconi che si trovano con loro in una improbabile Crociera di Lusso che finisce molto male e li rende naufraghi in un’isola sperduta e apparentemente fuori dai radar (ecco il secondo Triangolo, stavolta simil-Bermuda).

Triangle of Sadness è l’ultima opera dello svedese Ruben Östlund di The Square. e anche stavolta sceglie uno stile decisamente sopra le righe (anzi, molto sopra le righe), una satira che a volte tocca il grottesco. Film in 3 parti, sempre incentrate sulle contraddizioni di una civiltà ormai secondo l’autore prigioniera di convenzioni e stili di vita ormai insostenibili e una nuova cultura politically correct che a volte rasenta un ridicolo immobilismo. Vediamo  i 2 protagonisti, infatti, prima  litigare su chi deve pagare al ristorante (se deve farlo l’uomo, insomma, oppure in una coppia paritaria, questo non è scontato), poi passare ad una patinata quanto penosa crociera in mezzo ai ricconi brutti e sfigurati (quasi un contraltare rispetto a loro giovani e spiantati) e infine ridursi alla servitù, anche sessuale, una volta naufragati su un’isola, dove chi sa prendere il pesce e accendere il fuoco è il padrone.

Non che il film sia brutto. La trama, magari non originalissima, alla fine diventa anche un discreto thriller con tanto di finale sospeso tipo Gatto di Shroedinger, ma certo non è un film che si impegna per farsi amare. Innanzitutto, la recitazione non è proprio così brillante (protagonisti Harris Dickinson e Charlbi Dean – purtroppo deceduta prima dell’uscita del film – in testa), e ci pensa Woody Harrelson, a tirare su il livello con il suo Capitano ubriacone e marxista (boh, saremo noi ad avere un modello holliwoodiano di recitazione in testa…). Inoltre, un po’ di scene veramente dove lo spettatore è messo alla prova  con gente che vomita in preda al mal di mare, e cessi che esplodono (dal basso), e non solo quelli. Probabilmente, sarà la scena di cui si ricorderanno tutti.

Però neanche bello, questo Triangle of Sadness, onestamente: vittoria a Cannes o meno, non è un film che rivedremmo, proprio in virtù di una cerebralità fin troppo marcata (e compiaciuta). Alla fine, è una critica alla civiltà capitalista? del mondo della moda? Al contraltare delle nuove convenzioni? Boh, sembra un minestrone con troppi ingredienti, e, a differenza della suddetta cena in crociera, è un piatto che non va né in su né in giu’ (anche se in quel caso non era proprio un bene). Indigesto. VOTO: 6/10

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