Transcendence – L’Insostenibile Leggerezza Della Rete

Transcendence – L’Insostenibile Leggerezza Della Rete

Se davvero ci fosse un modo per connettere tutti gli esseri umani del mondo, curarli, migliorarli da ogni punto di vista, e curare il pianeta stesso da noi folli che avveleniamo le nostre case, non sarebbe un mondo migliore?

È la domanda che pervade il primo film di Wally Pfister, ex direttore della fotografia di Christopher Nolan nei suoi vari Batman, Inception, Memento, che ci  regala la storia di Will Caster (Johnny Depp), genio dell’informatica e studioso di Intelligenza Artificiale, che viene assassinato da un gruppo di tecno-terroristi, la loro missione fermare una tecnologia sempre più dilagante e sempre più totalizzante. La moglie di Will, Evelyn (Rebecca Hall), riuscirà però ad installare la coscienza di Will all’interno di PINN, il progetto di prima Intelligenza Artificiale Senziente. Un po’ alla volta, Will dominerà tutta la rete e creerà una nanotecnologia che potenzia gli esseri umani, li cura, e li mette sotto suo controllo: e quando proverà a disseminare questa nanotecnologia su tutto il pianeta, inclusi gli altri esseri viventi, si avvicinerà lo scontro finale contro terroristi e governativi, ora uniti sotto il comando del suo ex-amico ed ex-collega Max (Paul Bettany). Finale aperto, e molto poetico.

Tutto il film è pervaso da un senso di paranoia, il confine tra il controllo e le nostre libere scelte sempre in eterno contrasto e contraddizione: da questo punto di vista, ottimo il lavoro di soggetto e sceneggiatura di Jack Paglen che, pur non originalissimo, tra Matrix, Terrore dallo Spazio Profondo e gran parte dell’opera di Michael Crichton, aggiorna bene i concetti della tecnocrazia assoluta all’attuale stato della tecnologia, dove siamo arrivati ad un punto dove poche persone potrebbero dominare tutto il mondo, grazie al controllo sulla rete. Tutti connessi, tutti prigionieri? In fin dei conti, è uno dei due lati che ci presenta Pfister, e non in modo così manicheo giusto/sbagliato: forse l’assurdità sta nel pensare che questa interconnessione universale (che bene o male è un obiettivo delle religioni o di qualunque movimento spirituale o hippy o no global o ecc.) sia desiderabile, ma che non esistano mezzi buoni per raggiungerla. E allora è davvero desiderabile?

Oltre alla sceneggiatura, buone le ambientazioni che prendono un po’ in prestito da 2001 Odissea Nello Spazio, specie nel laboratorio di Will Ed Evelyn, con corridoi algidi ed immacolati che contengono “bolle” di casa vissuta con divani, giradischi, abat-jour. Buone le performance del cast (davvero di primordine: oltre ai già citati, ci sono Morgan Freeman, Cillian Murphy e Clifton Collins jr), anche se non particolarmente sviluppati i personaggi.

Se questo film fosse uscito negli anni ’90, probabilmente sarebbe stato un cult, nel 2014 appare ormai “consolidato” sia come genere che come idee: e, seppur ben svolto come detto in precedenza, forse manca di quel guizzo che gli avrebbe permesso di fare un salto di qualità. Alcune scene (le ultime parole di Will a Evelyn, per esempio) ed alcune immagini sicuramente sono molto interessanti, ma discontinue, soprattutto negli esterni, non particolarmente ispirate, e i 30 minuti della battaglia finale possono fare un po’ sbadigliare.

Per un opera prima, però, un buon risultato e molti margini di miglioramento. Trascendentalmente interessante. VOTO: 7/10

CATEGORIES
Share This

COMMENTS

Wordpress (0)
Disqus (0 )