Top Gun Maverick – Il Ribelle Vola Ancora
36 anni dal primo Top Gun, il sequel più distanziato di sempre dal suo predecessore. Sempre Tom Cruise come protagonista, ma niente più Tony Scott alla regia (defunto nel 2012, e si vocifera che stesse lavorando proprio ad un sequel quando dipartì). In realtà, questo è un progetto voluto fortemente proprio da Cruise, e a dire la verità, qualcuno potrebbe averlo trovato decisamente fuori tempo massimo. Non solo nel primo film il buon Tom sprizzava energia giovanile da 24enne (ora 60 tondi), ma anche un periodo storico diverso: pieno reaganismo, edonismo anni ’80, i Russi erano i cattivi da guerra fredda (beh, qualcosa non cambia…). Minestra ibernata e poi riscaldata? Diciamo che il nuovo regista Joseph Kosinski era la persona giusta, visto che ha pure diretto il secondo Tron (Legacy) 28 anni dopo il primo (oltre che lo stesso Cruise in Oblivion).
Trama: sempre lo stesso scavezzacollo ribelle, il nostro Pete “Maverick” Mitchell viene richiamato in servizio un’ultima volta (e meno male, piloti di velivoli supersonici a 60 anni… manco fossero a corto di piloti) per addestrare una dozzina di nuovi Top Gun nell’ennesima missione suicida clandestina (il nemico non viene mai citato, ma di fatto tutti gli indizi vanno verso l’Iran, uno degli ultimi Paesi “offendibili” commercialmente o politicamente parlando). Uno dei 12 è il figlio del suo co-pilota Goose, che morì proprio in missione con Maverick.
Top Gun Maverick è un film che ricorda, oltre che l’originale, due film: il primo è Full Metal Jacket, una metà che racconta l’addestramento, una metà (forse qualcosa in meno) che racconta la missione in territorio nemico dove (e qui siamo al film numero due) in pratica è la versione rivista e “terrestre” del primo Star Wars. L’effetto finale è… Positivo! E con un sospiro di solievo diremmo. La prima parte è quella più debole, con un sacco di riempitivi e storie d’amore e partite di football sulla spiaggia francamente dimenticabili. Si, va bene, l’effetto nostalgia è assicurato, peraltro con il vecchio avversario (ora amico) di Maverick, Iceman/Val Kilmer che torna sullo schermo (portando orgogliosamente con sé i tantissimi problemi che purtroppo lo hanno ridotto sulla sedia a rotelle), le corse in moto, Danger Zone di Kenny Loggins, le scene sulla portaerei, l’iconica colonna sonora di Harold Faltermeyer, ecc… ma qui siamo davvero nei paraggi della re-union dei Take That: fuori tempo massimo. E con un sorriso di Tom Cruise ormai poco credibile, un po’ come gli addominali di Gary Barlow.
Ma quando la missione parte (e vi lascio indovinare chi scelgono come leader dello squadrone), il film decolla (scusate il gioco di parole): non solo le scene di volo e combattimento sono all’altezza del primo (forse pure meglio – e Zimmer fa un bellissimo lavoro di modernizzazione delle musiche del predecessore) ma si innesca una profondità psicologica del film, con l’eterno ribelle che diventa padre, che dà un senso a tutta l’operazione, forse anche al primo Top Gun, quasi chiudendone il cerchio.
Diciamoci la verità: Tom Cruise, quando vuole, un buon attore; se fosse l’ora per lui di abbandonare quel genere alla Mission Impossible che comincia a vederlo fuori posto? Questo Top Gun Maverick sembra proprio un film di passaggio, chissà non ne colga anche lui l’attimo, un po’ come Clint Eastwood che dopo l’ennesimo film dell’Ispettore Callaghan, si re-inventò una carriera anche di regista quasi-autoriale. In mezzo al super-cast, tutti pompati e yankee fino al midollo e volutamente messi in ombra per non oscurare Cruise, salviamo però Miles Teller (anche lui pompato per l’occasione), il “figlio” che Maverick non aveva mai avuto.
Terzo film in arrivo? Boh. Però questo sarebbe un buon punto di atterraggio. VOTO:7/10