
To The Wonder – Onda su Onda, Sabbia su Sabbia (ma troppe volte)
In genere, i registi, così come gli scrittori o gli artisti in genere, sono molto prolifici ad inizio carriera, quando magari esplodono quelle idee che si sono portati dietro negli anni della formazione. Successivamente rallentano, concentrandosi su quello che è veramente importante per loro.
Terence Malick, regista classe ’43, sembra aver fatto l’esatto contrario. Tra il primo ed il terzo film passano esattamente 25 anni, tra il quarto e l’ottavo ne passeranno solo 9. To The Wonder è il sesto film, visto che gli ultimi due sono attesi nei prossimi due anni.
A differenza di precedenti lavori, la trama è molto semplice quasi intimistica: è la storia d’amore tra un americano del Midwest (Ben Affleck) ed una ucraina-francese (Olga Kurylenko), che si lasceranno e si riprenderanno più volte nel corso della storia… questo movimento avanti e indietro è il leit motiv del film, racchiuso nella metafora iniziale (bellissima) delle sabbie di Mont St. Michel, un’eterna battigia su cui i due si muovono con circospezione, con maree inarrestabili eppure incostanti,. Cicliche ed inevitabili come le forze della natura, di cui l’amore è la forza primigenia. I due si amano, eppure si lasciano, entrambi hanno una storia con altri, però sono inevitabilmente ri-attratti l’uno dall’altro, impossibilitati ad accettarsi completamente, forse a capirsi davvero, ma indissolubilmente legati da un filo invisibile, lunghissimo, che per quanto li porti agli antipodi, li fa sempre ritornare dove erano. A fianco a loro, un sacerdote (Javier Bardem) in cerca dell’amore di Dio tra i suoi parrocchiani.
To The Wonder presenta lo stilema classico del maestro, ovvero dialoghi interiori in forma di flusso di pensiero, quasi un contrappunto ad immagini lente, maestose, tendenzialmente con l’obiettivo puntato sulla natura, vera e propria fonte di meraviglia secondo Malick, e protagonista silenziosa di ogni sua pellicola da La Sottile Linea Rossa in poi. In particolare, stavolta, sono gli spazi vuoti a fare da palcoscenico, quasi a sottolineare la vacuità del mondo rispetto all’amore contenuto nella presenza dei protagonisti. Anche la musica, perennemente sospesa, conferisce un’atmosfera di sogno, o qualcosa di dormiveglia all’occhio dello spettatore.
Il problema non sta tanto in quello che Malick è bravo a fare (e che abbiamo già visto), ma nell’eccessiva ripetizione di concetti che probabilmente sono più adatti a cortometraggi o ad affreschi in stile La Sottile Linea Rossa o The Tree of Life, che naturalmente spezzano il flusso di un racconto che altrimenti sarebbe troppo faticoso (e qui è il caso), come il rimuginare su immagini potenti ad evocare, ma eccessivamente lunghe per spiegare. To The Wonder soffre in maniera pesante di questo, essendo la trama troppo leggera per reggere due ore, visto che la parte di Javier Bardem (che paradossalmente è la più interessante del film) appare avulsa dal resto della storia, e che forse avrebbe meritato un film a parte. A questo si aggiungono alcune scelte, su tutte quella di alcune frammenti in lingua originale (francese, spagnolo e italiano) che appaiono un pretenzioso strizzare l’occhio al pubblico europeo (non per nulla i paesaggi e i volti dell’Oklahoma appaiono sempre desolati), e l’interpretazione dei protagonisti (Javier Bardem più che adeguato, ma insieme ad un Ben Affleck spaesato particolari note di demerito per l’insipida piroettante Kurylenko , i quattro minuti insopportabilmente artificiali di Romina Mondello e la piccola e già antipatica Tatiana Chiline).
To The Wonder, in ultima istanza, sembra una scheggia di The Tree of Life, però già vista e, quel che è peggio, noiosa. Non basta una bella metafora per fare un bel film. Forse il primo vero passo falso del maestro Malick. VOTO: 4,5/10