The Northman – quanto era verde la mia Islanda

The Northman – quanto era verde la mia Islanda

Al terzo film, Robert Eggers si fa convincere da uno dei vari Skarsgaard (stavolta è Alexander, sono ben 3 oltre al padre Stellan, a farne un mini-clan svedese – e poi dicono degli italiani) a riprendere un’antichissima leggenda nordica del X secolo, quella del principe Amleth, il cui padre, re della sua gente, viene ucciso dallo zio e da lui usurpato nel trono. Ebbene si, Shakespeare ne fece un re-boot con la sua versione (con il suo Hamlet, la H davanti, il nostro Amleto), segno che già commercialmente nel sedicesimo secolo rifarsi alle storie conosciute dal pubblico era una buona idea.

Intendiamoci, della leggenda originale si è persa pressoché traccia, difficile capire quanto sia fedele (alla versione di Shakespeare sicuramente poco, anche se alcuni elementi, il figlio astuto che si finge “altro”, l’aiuto di una proto-Ofelia – qui una Rus di nome Olga-, la madre che sposa lo zio, ci sono); in questa versione, che sembra un incrocio tra Valhalla Rising di Nicholas Winding Refn e la serie TV Vikings, però ci sono molti aspetti interessanti. Innanzitutto, la commistione tra realtà e magia, più o meno indotta da sostanze psicotrope (ebbene si, sembra che i nostri vichinghi fossero particolarmente dediti ai funghi allucinogeni), dove il confine tra quello che è vero è quello che è percepito è particolarmente labile, tanto da sfociare in un furore mistico-religioso, tanto spirituale quanto truculento.

E poi, il limite di ciò che è giusto da ciò che è necessario: alla fine siamo proprio sicuri di conoscere quelli che ci circondano? E che il male sia davvero là fuori, o forse è tutto molto relativo?

Dicevamo, The Northman, (che si poteva semplicemente tradurre Il Normanno o L’Uomo Del Nord, ma le vie del marketing sono spesso misteriose) a dire la verità, non ci sembra particolarmente originale, e forse neanche così coeso narrativamente; ma è ben fatto, quasi ipnotico a volte, la storia ha un che di grandioso in mezzo a tutto quel fango e quel sangue e quel fuoco, in un’Islanda che sembra uscire dal brodo primordiale e degno scenario di uomini/dei/demoni che combattono fino alle porte di Hel. Certo, si potevano prendere sviluppi diversi, forse meno scontati, ma insomma, stiamo anche parlando di una leggenda scandinava medioevale, non di un’opera narrativa originale (tipo The Last Duel di Ridley Scott, per intenderci), e quindi tanti spunti moderni avrebbero potuto sembrare forzati. Da questo punto di vista ci ha ricordato molto come operazione il nostrano Il Primo Re di Matteo Rovere (anche questo, un buon film)

Bene gli attori, magari non stratosferico Alexander Skarsgaard/Amleth, ma bravissime Nicole Kidman, una regina Gudrun spaventosamente politica, e Anya Taylor Joy, la strega Rus che sa come manipolare le menti; c’è pure spazio per Ethan Hawke e, in un cameo praticamente minuscolo, Willem Dafoe che interpreta il giullare/stregone di corte (anche qui, un parallelismo con lo Yorick di Shakespeare).

Postivamente primordiale. VOTO: 7/10

CATEGORIES
TAGS
Share This

COMMENTS

Wordpress (0)
Disqus (0 )