
Thor: Ragnarok – Il Crepuscolo Pop degli Dei Marvel
Di tutte le franchise della Marvel, quella di Thor è stata forse la meno prevedibile: shakespeariana nel primo episodio del 2011 (non a caso, regista era Kenneth Branagh), molto Trono di Spade nel secondo (2013) ed ora questo diretto dal Neozelandese Taika Waititi, che fino ad ora si era occupato di commedie (non particolarmente note da noi), che evidentemente già diceva molto del tono che avrebbe avuto.
Ed in effetti, al di là del cataclismico titolo (Ragnarok nella tradizione norrena è la fine del mondo, o il crepuscolo degli dei), è proprio questa la sfumatura scelta per chiudere la trilogia del Dio del Tuono. Stavolta Thor, alla ricerca del padre Odino (scomparso durante il secondo episodio), dovrà affrontare la sorella Hela, Dea della Morte e dell’Inferno dei vichinghi; che riuscirà a conquistare Asgard e a spedire il nostro eroe in un altro pianeta dove dovrà guadagnarsi la libertà dal Grande Maestro (il signore locale) in un torneo gladiatorio affrontando un campione inaspettato: l’incredibile Hulk, suo “collega” negli Avengers. Riuscirà nell’impresa, nonché a tornare su Asgard per liberarla? Suo improbabile alleato, il fratello Dio Dell’Inganno Loki; e la new entry, la “compaesana” Valchiria.
Dicevamo, toni da commedia decisamente sopra le righe, e ritmi molto alti, con dialoghi serrati, pieni zeppi di battute: che vi piaccia o no, qui lo stile Disney la fa da padrone, anche se spesso con doppi sensi che in uno SpiderMan di certo non troverete. Probabilmente, il film che più si avvicina a questo è Guardiani della Galassia (più il secondo del primo), sia come ambientazione cosmica, che come tonalità e che invece lo rendono molto lontano dai primi due episodi. Insomma, se il primo era un Dramma, il secondo un Cappa e Spada, qui siamo sulla Farsa. Intendiamoci, si ride e anche abbastanza, ma non aspettatevi chissà quali profondità: ormai i Marvel Studios hanno scelto la loro cifra che bene o male (a differenza dei rivali della DC/Warner di Superman, Batman, Wonder Woman e c.) sta pagando, e alla grande. Ottimi e bene nella parte sia Chris Hemsworth/Thor e Tom Hiddleston/Loki che rivelano una verve comica davvero inaspettata; ai quali si aggiungono Mark Ruffalo (ormai è l’Hulk definitivo, davvero) e Jeff Goldblum, Un Grande Maestro stile Re Julian di Madagascar, e Benedict Cumberbatch e Anthony Hopkins che nei pochi minuti di apparizione come Dr. Strange e Odino rubano la scena per talento. Infine, menzione d’onore per Cate Blanchett/Hela (perfetta anche qui come sempre), la prima cattiva al femminile in una serie Marvel, e un Karl Urban, attore quasi sempre da parti secondarie, ma molto sottovalutato.
Belle le musiche (molto Guardiani della Galassia, ovvero anni ’80) e belle le ambientazioni; le cose che ci hanno convinto poco sono una Valchiria afroamericana 1.60 e tondina, omaggio al politically correct un po’ fuori luogo (così come per gli Asgardiani multietnici) , e la definitiva dipartita dalle atmosfere da saga nordica che sono da sempre la cifra stilistica del Thor dei fumetti. Di sicuro, ai fan di quel Thor sulla carta, questo un po’ cialtronesco sullo schermo farà storcere la bocca; ma per tutti gli altri, 2 ore di relax, sganassoni e risate. Da vecchio fan di entrambi i mondi, però, ci sembra di vedere la corda nell’oliato meccanismo Marvel… Se gli Avengers non rovesciano il trend, il rischio è che tutti i film saranno fondamentalmente uguali. Profeticamente Thor: Ragnarok ci sembra a tutti gli effetti un Crepuscolo in questo senso. ll Crepuscolo più colorato che si sia mai visto, ma sempre un Crepuscolo. VOTO: 7/10