The Way Back – Il Viaggio Dentro

The Way Back – Il Viaggio Dentro

Picnic a Hanging Rock si incrocia con Master & Commander nella più recente prova del maestro Peter Weir. Arrivato con ben due anni di ritardo sullo schermo, The Way Back racconta del ritorno a casa di Janusz, (Jim Sturgess) militare polacco ingiustamente accusato di spionaggio ed imprigionato in Siberia e che impiegherà ben 48 anni per farlo (dal 1941, anno in cui si svolge la trama, al 1989, anno del crollo del comunismo in Polonia)… Dovrà attraversare i ghiacci della Siberia, le paludi della steppa, il deserto del Gobi, le vette dell’Himalaya… fino ad arrivare in India, dove potrà finalmente riposare. Sarà un lunghissimo viaggio, seguito da una gruppo di disperati come lui, un prete lettone, un ragioniere jugoslavo, un cuoco ed artista ungherese, un ingegnere americano, un delinquente russo, una ragazzina polacca… qualcuno si fermerà prima della fine, qualcuno morirà, qualcuno arriverà con lui fino alla fine. Sarà un vero viaggio interiore alla scoperta della propria essenza: quanto si può spingere un uomo sulla propria motivazione? Su cosa si focalizza quanto tutto sembra crollare intorno?

Come dicevamo, è un film che parla di un viaggio estremo, con paesaggi mozzafiato e terribili allo stesso tempo, ed in questo Peter Weir non può non attingere al suo esordio Picnic a Hanging Rock… spesso qui come allora, gli uomini sono rappresentati piccoli piccoli in mezzo alla natura, madre crudele e sapiente allo stesso tempo. E non può non ricordare a tratti Master & Commander, con questi uomini tesi alla sopravvivenza, con regole e valori comuni ferrei, così diversi eppure nella loro essenza così simili, il gruppo come protezione e appartenenza, come sopravvivenza emotiva ancor prima che fisica, e con la leadership di Janusz nella quale confidano quasi religiosamente (seppur, proprio come nella fede, a volte mettendone in dubbio le scelte). Il viaggio come metafora della vita, con personaggi che entrano ed escono e ci accompagnano per un tratto breve o lungo che sia.I paesaggi sono assolutamente i protagonisti di questo film, trasmettono un senso di magnificenza e allo stesso tempo di angoscia, di indefinitamente precario… Molto belle anche le musiche di Burkhard Dallwitz, tipicamente un punto di forza d Peter Weir, uno dei grandi registi che coniugano autorialità e capacità di utilizzare un linguaggio cinematografico “commerciale”. Buone le prestazioni degli attori, da Jim Sturgess, a Colin Farrell a Saoirse Ronan, ma soprattutto emerge Ed Harris, un volto scavato più dal dolore interiore che dalle intemperie. Il più anziano del gruppo, sarà quello che crescerà di più alla fine del viaggio, riappacificandosi con la vita proprio mentre stava per uscirne. Aggrapparsi ad essa come atto di fede e preghiera.

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