
The Post – Tutti Gli Uomini di Spielberg
Steven Spielberg dirige quello che a tutti gli effetti può essere considerato il prequel di Tutti Gli Uomini Del Presidente (1976) filmone che aveva raccontato dell’impeachment del presidente Nixon del 1974, causato da un’inchiesta del Washington Post… ma già qualche anno prima (siamo nel 1971), stampa e governo USA sono ai ferri corti: alcune carte rivelano che gli Stati Uniti stanno conducendo in piena consapevolezza una guerra in Vietnam che non possono vincere, ma da quale non possono tirarsi fuori senza perdere la faccia, e questo a costo di migliaia di vite americane e vietnamite. Nixon interviene e censura per la prima volta il contenuto del New York Times; segue il Washington Post, al quale arrivano le stesse carte. Il caporedattore Ben Bradlee e l’editrice Kay Graham sono di fronte ad un dilemma: pubblicare e rischiare non solo la censura, ma anche la galera; oppure obbedire al potere politico.
Tocca ancora a Tom Hanks impersonare il protagonista di un film di Spielberg (fanno 5 con questo), stavolta però c’è anche un altro colosso, Meyl Streep, un po’ come se Hollywood avesse schierato Superman, Batman e WonderWoman nello stessa battaglia. Evidente come questo sia stato un progetto che non a caso dà voce ai liberal sulla situazione che in questo momento vede un Presidente che seriamente minaccia i pilastri della Democrazia A stelle e Strisce, in particolare il ruolo della stampa come cani da guardia (e non da riporto come dalle nostre parti) del potere politico; tanto che è un film girato a tempo di record (si dice poche settimane) e fatto uscire prima dell’altro colossal di Spielberg, il fantascientifico Ready Player One, ritardato apposta, per dare priorità a questo messaggio.
C’è sempre da rimanere stupiti sulla qualità e versatilità di un regista a questo livello; ancor di più sulla capacità di mobilitare tutto un universo in una direzione in un momento per tanti versi ritenuto critico oltreoceano: se Trump riesce nel suo esplicito tentativo di mettere la museruola alla stampa, potrebbe essere un colpo definitivo a quella che in questo momento sembra una nazione che abbia smarrito certi valori fondamentali e che, in tutte le sue imperfezioni, l’avevano resa un faro per molte altre.
The Post è quello che qualche anno fa, come dicevano quelli bravi di Sinistra, è un film necessario, ancor più che bello (lo è); con tutta la qualità di una ricostruzione visiva ottimale, con l’impatto delle musiche del 86enne John Williams (a proposito di uomini di Spielberg e a proposito di colossi che hanno voluto essere presenti); con una coppia di protagonisti in formissima (ennesimo oscar per Meryl Streep, secondo noi, e non aggiungiamo altro), con tante chicche narrative, che creano un crescendo emotivo notevole tra cui una delle ultime scene che, ricongiunge in modo quasi esegetico la staffetta con Tutti Gli Uomini Del Presidente, quasi a dire che anche il mondo del cinema non ha mai abbassato la guardia.
Granitico. VOTO: 8/10