The Monuments Men – La Battaglia più Importante

The Monuments Men – La Battaglia più Importante

George Clooney, uno degli artisti di Hollywood più influenti degli ultimi dieci anni, ci propone la storia di una corpo speciale nell’Esercito USA che, negli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale, ebbe il compito di recuperare le opere d’arte trafugate dai Nazisti (ed evitare che se successivamente se le portassero via i Sovietici).

Frank Stokes (Clooney) metterà insieme dunque un improbabile team di curatori di museo (M. Damon), architetti (B. Murray e J. Goodman), critici e professori  d’arte (B. Balaban, J. Dujardin e H. Bonneville), tutti piuttosto attempati e con virtualmente zero esperienza in ambito militare; ma con una missione per la quale più di uno di loro pagherà con la vita: salvare la memoria della nostra civiltà attraverso le espressioni di arte che ne rappresentano il punto più alto. E quando il Presidente Truman, che erediterà dal suo predecessore Roosevelt la missione, chiederà a Stokes se un’opera d’arte vale una vita umana, lo stesso Stokes cambierà idea rispetto a quanto diceva lui stesso: l’arte è il riscatto di una civiltá umana che rischia continuamente di sprofondare nella barbarie (e mai come in quel momento) e se qualcosa rimarrà degno di essere ricordato da chiunque verrà dopo di noi, allora vale la pena combattere ad ogni costo la battaglia per assicurarci che quel qualcosa di veramente eterno sopravviva alla nostra mortalità.

Facile immaginare come il buon George sia rimiasto affascinato da questa storia, per di più abbinato ad un periodo storico a lui sicuramente congeniale (Intrigo a Berlino, La Sottile Linea Rossa, per non tacere di Good Night and Good, inizio anni ’50), e dove gli USA combatterono una delle ultime guerre “romantiche” della storia. Peraltro, per mood e stile visivo, The Monuments Men, potrebbe benissimo essere un film dell’epoca d’oro di Hollywood, come Il Ponte sul Fiume Kwai, La Grande Fuga, Operazione Sottoveste… Non a caso i momenti migliori sono alcuni siparietti (in particolare il duo Murray-Balaban, che convincono un nazista a ritirarsi grazie a John Wayne (!), e smascherano Il gerarca Stahl con la sua collezione di Renoir e Cezanne appesi nel salotto…), tesi a sdrammatizzare una guerra che fu, in realtà, estremamente cruenta. Da questo punto di vista, ambientazioni, musica, immagini, tutto impeccabile.

Purtroppo, proprio questo stile retro, a volte propagandistico e pieno di troppi clichè, come i nazisti bidimensionali, la bandiera USA in barba ai sovietici, la quasi parentesi romantica tra la francese e l’americano, le musiche di Bing Crosby durante il natale al fronte,i costanti e a volte un pò stucchevoli riferimenti alla tragedia ebraica finiscono con indebolire parecchio un film, che sembra più alla fine un divertissment pieno di stelle (e non abbiamo citato Cate Blanchett, pure lei curiosamente un pò fuori parte) presenti per fare un favore al regista. Piccola curiosità: The Monuments Men sarebbe dovuto uscire per le festività natalizie, e in effetti il target sembrerebbe quello di un pubblico in cerca di buoni sentimenti e con poca voglia di qualcosa di realisticamente violento.

Mezzo passo falso per il Clooney regista che conferma (vedi In Amore Niente Regole) essere più a suo agio con sfumature più cupe e impegnate (Good Night and Good Luck, Le Idi di Marzo). Se volessimo fare un paragone in linea col film, più Vermeer e meno Monet, George…  VOTO: 6,5/10

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