The Martian – Houston, Abbiamo Ancora Un Problema
Dopo il flop di Exodus, Ridley Scott doveva in qualche modo “andare sul sicuro” e quindi eccolo alla regia di The Martian, film ambientato nel futuro e nello spazio, vedi i vari capolavori del maestro britannico Alien e Blade Runner, al quale aggiungeremmo il sottovalutato Prometheus di qualche anno fa.
In realtà, le analogie finiscono qua, perché The Martian non ha niente in comune con la fantascienza se non le ambientazioni e molto di più appare in linea con Apollo 13 o Gravity o addirittura Moon, ma anche con film che con lo spazio hanno niente o quasi a che fare come Cast Away oppure All is Lost. Insomma, Neil Armstrong versione Robinson Crusoe.
Mark Watney (Matt Damon), astronauta della missione Ares III sul pianeta Marte in un prossimo futuro, viene creduto morto e abbandonato dai suoi compagni sul pianeta stesso. Mark dovrà trovare un modo di sopravvivere all’interno della base, dove scorte e viveri sono garantiti per 31 giorni, perché la prossima missione atterrerà sul pianeta tra 4 anni. Quando riesce a mettersi in contatto con la Terra, la sua situazione migliorerà solo marginalmente. Il tempo e la solitudine giocano a suo sfavore: ma la sua intelligenza, la sua volontà e le sue conoscenze da botanico e ingegnere sono armi formidabili.
Non aspettatevi alieni (nonostante la regia di Scott) e vita indigena sul pianeta, o rivelazioni eretico-religiose, The Martian è un film che ha come principale tema l’indomita volontà di sopravvivenza dell’uomo e, in qualche modo, il messaggio che questa dipenda non solo dagli sforzi dell’individuo, ma dalla sinergia di un’intera specie, il genere umano, che, in una metafora non così nascosta, dovrà fin troppo presto capire come nutrirsi in un futuro meno lontano di quello che pensiamo. Pur non troppo innovativo come ambientazioni e impatto visivo (vedi Mission to Mars o Red Planet) ,The Martian ha però il pregio di realizzare il film di sopravvivenza e solitudine mai facendo ricorso al tema fideistico come quasi sempre è capitato in questi casi ma sempre al potere della volontà e dell’atteggiamento dell’Umanità in situazioni disperati: “un problema dopo l’altro, e se ne risolverete abbastanza tornerete a casa”, come concluderà ad un certo punto Mark.
Proprio Mark, nell’interpretazione di Matt Damon ha un cardine fondamentale, e pensare che il buon Matt aveva inizialmente rifiutato la parte in quanto troppo simile alla sua ultima interpretazione Interstellar (solo in apparenza però). E meno male, perché il suo Mark, geniale scienziato dalla volontà di ferro e che odia la disco music (dopo Guardians of the Galaxy dello scorso anno, ecco un altro film spaziale con colonna sonora anacronistica), è ciò che fa la differenza con Gravity di qualche anno fa, con Sandra Bullock che evidentemente non ha lo stesso impatto e intensità di Damon. The Martian, sia dal lato della storia su Marte, sia dal lato della storia sulla Terra (ovvero come lavorano per trovare soluzioni), funziona molto bene e, seppur decisamente in debito nei riguardi di Apollo 13 per tantissimi versi, è comunque: a. sufficientemente originale; b. tesissimo: oltre 2h20’ mai noiosi e spesso senza far ricorso ad espedienti scontati; c. dotato di un umorismo un po’ nerd, ma molto efficace e con continui riferimenti alla cultura pop vintage (come musica, videogames, fumetti e, parte più simpatica, altri film su missioni spaziali come Alien –occhio anche ai titoli iniziali- e lo stesso Apollo 13)
Molto bravo il cast di contorno, con una spanna sugli altri Jeff Daniels e Chiwetel Ejiofor nella parte dei capi della NASA, ma anche Jessica Chastain, il volitivo e materno capitano Lewis, peraltro vista con lo stesso Damon in Interstellar.
Insomma un film holliwoodiano nella sua forma migliore di intrattenimento intelligente. Houston, abbiamo ancora un problema. Finalmente! VOTO: 8/10