Il Professore e il Pazzo – Storia del Dizionario e dei Pazzi che lo scrissero

Il Professore e il Pazzo – Storia del Dizionario e dei Pazzi che lo scrissero

Siamo alla fine del 19° secolo, e il lessicografo James Murray raccoglie la sfida della Oxford University Press: scrivere un dizionario che contenga l’etimologia di ogni vocabolo della lingua di Sua Maestà. Murray, privo di un titolo accademico, ma poliglotta autodidatta, è pieno di fiducia in se stesso: con l’aiuto di ogni lettore di buona volontà dell’Impero, catalogherà ogni parola, e ci vorranno, secondo le sue stime, altre 2 risorse e 7 anni (nota: ce ne vorranno 60).

Purtroppo per lui, dopo un paio di anni sarà evidente, quando sono ancora fermi alla lettera A che l’impresa è assai ardua, e proprio mentre si sta per arenare definitivamente, scontrandosi peraltro con alcuni dei suoi editori, arriva il miracolo: un misterioso contributore gli fornisce ogni risposta alle ricerche più difficili. Non accetterà mai il suo invito ad andarlo a trovare ad Oxford, e dopo anni scoprirà perché: il suo contributore William Minor, ex ufficiale e medico dell’esercito degli Stati Uniti, è rinchiuso in un ospedale psichiatrico dopo che, irrimediabilmente danneggiato da anni di orrori sul campo di battaglia, uccide per sbaglio un passante; Murray e Minor diventeranno amici, e Minor conoscerà la vedova della sua vittima, risarcendola come può del torto subito.

Il film è basato su una complessa storia ma assolutamente e incredibilmente vera, e fortemente voluto da Mel Gibson, che ne aveva comprato i diritti anni fa, lasciandolo poi dirigere a Farhad Safinia, suo sceneggiatore in Apocalypto, che per qualche motivo ha qui usato uno pseudonimo P. B. Shemran; e film giunto molto in sordina nelle sale, visti le liti giudiziarie dello stesso Gibson con la casa di produzione, che ha imposto svariati tagli al budget e, sembra, anche alla storia stessa. Chissà se ci sarà mai un Director’s Cut, certo che così come è, il film è riuscito più che bene con una sceneggiatura che sembra scritta in altri tempi, ambientazioni ottime e interpretazioni che, probabilmente, varrebbero da soli il prezzo del biglietto.

Mel Gibson è molto in palla, ma è Sean Penn, dopo 4 anni di inattività, che ruba la scena, con un’interpretazione complessa e densa di significato, ci ha ricordato molto l’altra sua grande interpretazione, ovvero Dead Man Walking, anche lì un detenuto apparentemente senza nessuna salvezza.

Dietro l’apparenza della grande impresa, Il Professore e il Pazzo, è un film che parla con molta delicatezza di 2 temi: il primo è quello dell’Amicizia, quella tra adulti basata sulla condivisione di una passione e che va oltre i titoli e le mura e i percorsi che ognuno alla fine non può che intraprendere, e che veramente ci rende fratelli nel breve tragitto che percorriamo assieme; e il secondo è quello del Perdono, come capacità di amare l’umanità e la vulnerabilità che è in ciascuno di noi. E occhio alla domanda chiave del film: “ chi può dire chi tra noi due sia il Professore e chi il Pazzo?”

Forse il finale viene risolto meno efficacemente di come avrebbe potuto essere, ma è un piacere vedere un film con questa complessità e con questo livello di recitazione (inclusi i personaggi secondari come Natalie Dormer e il piccolo/grande Eddie Marsan) in un periodo dove apparentemente le serie televisive hanno relegato questo tipo di produzione al cinema di nicchia, lasciando per lo più le sale al genere di intrattenimento.

Riconciliante. VOTO:7,5/10

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