
Il Traditore – C’era Una Volta In Sicilia
- Marco Bellocchio, quasi 80 anni, da sempre una voce politica nel panorama cinematografico italiano (da I Pugni In tasca a La Cina è Vicina, da Buongiorno Notte a Vincere), effettivamente ancora non si era espresso relativamente alla questione Cosa Nostra: è sceglie uno dei personaggi più emblematici, il pentito Tommaso Buscetta, che negli 80 e negli anni 90 contribuirà a smantellare una parte dell’organizzazione criminosa mafiosa.
Il film Inizia nei primi anni ’80, Buscetta è ormai un ricco emigrato in Brasile, ricco per i traffici di eroina e sotto falso nome, sposato in terze nozze e all’ottavo figlio. Schiacciato dalla nuova mafia corleonese di Totò Riina, e catturato dalla polizia brasiliana, viene estradato come collaboratore di giustizia. Il film si dipana per due decenni, dai colloqui con Giovanni Falcone, al maxi processo alla mafia, al suo esilio negli USA nel programma di protezione come testimone all’attentato di Capaci, alla cattura di Riina stesso, fino alla sua morte, nel suo letto (come tanto aveva desiderato.
Ne viene fuori un personaggio ambiguo, che certo aiutò molto la giustizia, ma certo non fu un santo: rimane il dubbio, instillato in una delle ultime immagini di Bellocchio, che il suo pentimento fosse effettivamente mosso dalla vendetta nei confronti di chi gli aveva ucciso gran parte della famiglia, o addirittura nei riguardi di una mafia che non rispettava più quel codice di onore romantico (che forse non è mai esistito), o semplicemente per motivi di comodo o quasi esibizionismo mediatico. Emerge peraltro in tanti momenti, come la maggior parte dei servitori dello Stato (politici e giudici) avessero un atteggiamento fin troppo ossequioso nei confronti dei padrini di Cosa Nostra (e con fin troppe commistioni, vedi Giulio Andreotti).
È un film che si regge pressoché integralmente sul personaggio di Buscetta e sulla performance di Pierfrancesco Favino, ormai il più esportabile dei nostri volti sul grande schermo, che rende il suo Tommasino carismatico, bugiardo, sfuggente, viperino. Sono i dialoghi di Buscetta con i vari Falcone e i Bagarella e Contorno ad essere un po’ il punto di forza, ma anche il limite dell’opera di Bellochio che ha troppo poco ritmo per 2h24 di film. Ci viene in mente un Frost vs Nixon di qualche anno fa, simile come struttura ma decisamente riuscito meglio in quasi tutto. Forse è un po’ prevalsa quasi l’”ufficialità” che Bellocchio ha voluto per Il Traditore, che salvo qualche momento di flashback (tra l’altro l’altro highlight del film), ha una linearità quasi liturgica, rendendo il tutto un po’ ridondante, né abbastanza rigoroso per essere un documentario, né abbastanza emotivo per essere evocativo, come gli era riuscito in altri casi, come Buongiorno Notte. In sospeso. VOTO: 6/10
Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisicing elit, sed do eiusmod
- Incididunt ut labore et dolore magna aliqua
- Ut enim ad minim veniam, quis nostrud exercitation ullamco
- Laboris nisi ut aliquip ex ea commodo consequat
- Duis aute irure dolor in reprehenderit in voluptate velit esse
Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipisicing elit, sed do eiusmod tempor incididunt ut labore et dolore magna aliqua. Ut enim ad minim veniam, quis nostrud exercitation ullamco laboris nisi ut aliquip ex ea commodo consequat. Duis aute irure dolor in reprehenderit.