Star Trek (Into Darkness) – L’Ira di Spock

Star Trek (Into Darkness) – L’Ira di Spock

Secondo episodio della rediviva serie spaziale ideata da Gene Roddenberry quasi 50 anni fa (!) ad opera del del creatore di Lost, JJ Abrams.

In effetti l’opera di modernizzazione di questa soap opera fantascientifica era già ben riuscita col primo episodio qualche anno fa: stavolta, e se vogliamo in perfetta coerenza ricostruttiva, il richiamo è al secondo episodio della serie originale, L’Ira di Khan (forse il più famoso degli episodi della serie originale con William Shatner e Leonard Nimoy) e di fatto è un re-boot/prequel a quello stesso episodio.

Viene infatti introdotto, Khan (un Benedict Cumberbatch estremamente convincente che rappresenta la punat di diamante del film), terrorista geneticamente modificato che lo rende un super-umano e che, in seguito ad un attentato contro la Federazione, si teleporta sul pianeta natale dei Klingon, acerrimo nemici della Federazione … Sarà dunque compito del capitano Kirk (Chris Pine), del suo secondo Spock (Zachary Quinto) e dell’equipaggio dell’Enterprise, catturarlo vivo o morto, senza farsi scoprire dai Klingon stessi, sull’orlo di una guerra cosmica.

Anche stavolta, JJ Abrams realizza un ottimo lavoro, evidenziando e attualizzando tutti quegli elementi che avevano già fatto la fortuna della serie originale (sia al cinema che in TV) come l’esplorazione del cosmo, il confronto col diverso (uno degli aspetti rivoluzionari della serie riguardava proprio la promiscuità dell’equipaggio… Bianchi, neri, asiatici, russi e alieni tutti uniti – e stiamo parlando degli anni ‘60!), la fede (Kirk) e la razionalità (Spock) che quando si uniscono, permettono all’individuo di trionfare sopra ogni avversità. E ovviamente tutti quegli aspetti tipicamente soap-operistici che ne resero allora (e la rendono tuttora) una storia tridimensionale, come l’amore, la gelosia, l’amicizia, la discussione, la riappacificazione (occhio come le donzelle della serie si mettono sempre nel mezzo –fisicamente e non solo- tra i due protagonisti). Detto di Khan, è davvero ottima la caratterizzazione di Kirk e di Spock che, per la gioia dei fans originali, omaggeranno la più memorabile delle scene del film del ’82, ma con una sostanziale ed interessantissima inversione dei ruoli, ma anche degli altri membri dell’equipaggio, Uhura, Scottie, Bones, Cechov, Sulu, Marcus (futura moglie di Kirk per chi non lo sapesse)… ognuno con abbastanza sviluppo per potere emergere come individui. Sarebbe/sarà interessante vedere come questo aspetto potrà essere potenziato nel terzo episodio (inevitabile… e non abbiamo dubbi su chi saranno gli antagonisti della Federazione  – visto che i Semi sono già stati piantati proprio qui)

Notevolissimo l’uso del colore e del 3D scelto dal regista, abbinato alle belle musiche epiche di Michael Giacchino (lo stesso di Lost), che conferisce al film un impatto notevole e cinetico, ma senza dare la sensazione di perderne il controllo, anche nelle sequenze più adrenaliche (vedi Iron Man 3). Peraltro le tematiche del giusto e dello sbagliato, emergono in modo molto raffinato per una serie fantascientifica tutto sommato di mero intrattenimento: in fin dei conti, lo stesso Khan non fa altro quello che qualunque leader farebbe per la propria gente (come farà lo stesso Kirk) e, in fin dei conti, il suo peccato è solo quello di non volere essere un’arma manipolata da altri, ma di poter decidere del proprio destino. I fan non rimarranno delusi, e neanche tutti gli altri cinefili. VOTO: 7,5/10

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