Split – 24 Sfumature di Thriller Piscologico

Split – 24 Sfumature di Thriller Piscologico

M. Night Shyamalan,  regista di origini indiane che a cavallo del ventesimo e ventunesimo secolo era stato considerato il nuovo Steven Spielberg con titoli come Il Sesto Senso (1999) e Unbreakable (2000),e quello che diventerà il suo marchio di fabbrica, ovvero lo “Shyamalan Twist” (il colpo di scena/rovesciamento finale); ma successivamente si era perso nei meandri della Hollywood più superficiale, con lavori piuttosto discutibili, su tutti i tremendi  L’Ultimo Dominatore dell’Aria (2010) e After Earth (2013). Quale Shyamalan ci dobbiamo aspettare in questo Split?

Proprio in linea con questa molteplicità si presenta il suo nuovo lavoro, un thriller psicologico dove Kevin, affetto da disturbi della personalità multipla (ben 23), rapisce tre ragazze, apparentemente a scopo sacrificale… ma per chi? Alla psichiatra di lui, viene confessato l’avvento della 24ma personalità… chiamata dalle altre, La Bestia. Solo una delle tre ragazze sembra comprendere la psiche del suo rapitore. Come ci riesce?

Con The Visit (2015), il buon Manoj (questo il vero nome di battesimo del regista), aveva deciso la coraggiosa mossa del low budget, e seppur meno di impatto rispetto ai primi lavori, questo aveva dato i primi frutti, il concentrarsi sulla cura dell’immagine e la sequenza degli eventi, che li rendeva opere da guardare trattenendo il fiato, cercando di capire dove aveva disseminato indizi… e senza voler svelare niente, anche qui è cosi, e talmente all’inizio, da essere addirittura nella locandina del film! Il premio arriverà in fondo per i suoi estimatori, con una musica che salirà piano piano.

Split, che comunque come impostazione visiva appare meno elaborato e più tradizionale rispetto ad altri film dello stesso autore (complice anche qui un budget molto basso, solo 9M) è un film che si avvale di una performance a nostro avviso straordinaria, quella di James McAvoy, che forse non vincerà l’oscar (e lo meriterebbe), ma grazie a dei giochi di mimica facciale davvero magistrali, riesce ad impersonare in modo credibilissimo le diverse personalità, un vero e proprio meccanismo di scatole cinesi, complesso quanto impressionante da vedere. Sicuramente, è il film di Shyamalan più incentrato sulle performance dei propri interpreti, e ci sarebbe da dire che il nuovo stile “minimalista” (per modo di dire) ha giovato all’evoluzione del regista.

Non perfetto, intendiamoci, la parte che racconta i flashback di Casey (la co-protagonista, una delle 3 rapite), pur fondamentali, sono abbastanza deboli ed in genere quando non c’è McAvoy sullo schermo, a differenza di altri thriller psicologici alla Psycho (tutto sommato il padre spirituale di questo Split), l’interesse cala parecchio; e nella parte finale a volte si scende un po’ nella truculenza del Teen Horror (senza valore aggiunto).

In definitiva, però, sembra davvero che Shyamalan con questo film sia sulla buona strada… e da vecchio fan del regista che ci conquistò quasi venti anni fa, ci aspettiamo che, come promesso, (spoiler?) ci torni a brevissimo. Metaforicamente e non. Avventistico. VOTO:7/10

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