Soldado – La Guerra alla Droga Non Finisce Mai
Dennis Villeneuve, forse uno dei migliori giovani registi degli ultimi anni, ci regalò il più bel thriller del 2015, Sicario, e quello che doveva essere un film unico, immediatamente si convertì nel primo di una trilogia. Purtroppo, il buon Dennis che nel frattempo ci ha anche regalato Blade Runner 2049, doveva proprio avere l’agenda piena, perché rifiutò pressoché subito (o forse non era interessato).
Ecco perché alla regia di Soldado, sequel di Sicario, troviamo l’italianissimo Stefano Sollima, evidentemente scovato dai talent scout USA dopo aver diretto i vari Gomorra, Suburra, Romanzo Criminale, Acab… insomma, il pedigree del poliziesco violento il buon Stefano ce l’ha (è peraltro figlio di Sergio, regista pure lui, che prima di Sandokan (!) aveva pure diretto thriller del periodo noir degli anni 70).
Del primo film tornano Josh Brolin e Benicio Del Toro: l’uno, Graver, agent provocateur anti-terrorismo della CIA, che ha avuto il compito di scatenare l’inferno in casa dei cartelli messicani, l’altro, Alejandro, ex avvocato con la famiglia massacrata proprio dai delinquenti di cui sopra, ora assassino con la missione di massacrarli tutti (tipo Punisher, per intenderci). Cosa hanno pensato i capocCIA per scatenare l’inferno? Semplice: visto che “spesso” tra gli immigrati clandestini ci sono terroristi mediorientali, che poi si fanno saltare in aria negli US, allora il Messico è territorio da trattare come una nazione canaglia e la cosa migliore è mettere i cartelli in guerra l’uno con l’altro. Inscenano dunque il rapimento della figlia di uno dei boss, dando la colpa a uno degli altri. Peccato che la polizia messicana è corrotta, si rivoltano contro gli agenti CIA, e finiscono morti ammazzati in una ventina. Scandalo in US: non solo si scopre che i terroristi arabi non c’entrano nulla con i cartelli, ma che il Messico è alleato degli USA, dunque tutti via, ammazziamo la figlia 16enne rapita, e subito dopo il lavoro sporco, pure Alejandro, che è messicano e quindi va “depurato”.
Per una serie di circostanze, i due si troveranno in fuga: la figlia del potenziale killer della famiglia del accompagnatore, e il suo accompagnatore stesso, che però decide che così non deve essere e l’unico modo per sfangarla è attraversare il confine… proprio come due immigranti clandestini.
Soldado, proprio come il suo predecessore, è un thriller violento, nichilista e con una spiccata vena politica forse anche più marcata rispetto a Sicario (probabilmente, visto il cambio di guardia alla Casa Bianca nel frattempo); e sebbene gli ingredienti dell’altro ci siano tutti, in primis la difficoltà di stabilire cosa sia bianco e cosa sia nero nel narcotraffico messicano e le tesi più esasperate di complottismi vari, e di come una soluzione alla John Wayne sia impossibile, stavolta però il film risulta molto meno impattante, sia come recitazione, sia come trama (lo scrittore è lo stesso, Taylor Sheridan). Appare quasi evidente il taglio molto più da serie TV (che non è un male, intendiamoci, vedi nello stesso filone Narcos o Breaking Bad), ma che in 2 ore non riesce ad approfondire significativamente la psicologia dei personaggi, e divide le proprie energie in tante sottotrame che però rimangono sospese (cosa che in una serie TV, invece, si può riprendere in un episodio successivo). Professionali gli attori, i suddetti Brolin e Del Toro, ma anche Catherine Keener e i giovani Isabela Moner e Elijah Rodriguez; scene adrenaliniche e dense; e musiche plumbee e minacciose.
Rispetto a Sicario e a quello che forse rimane il miglior film sul narcotraffico di tutti i tempi (Traffic di Steven Soderbergh… e c’era già Benicio Del Toro, Oscar in quel caso), Soldado sembra una buona pellicola ma un po’ riempitiva (forse in attesa del terzo?). Provvisorio. VOTO: 6,5/10