Romanzo di una strage –  “… come i gatti fanno con gli escrementi”

Romanzo di una strage – “… come i gatti fanno con gli escrementi”

Se mai ci fosse stato bisogno di ribadire quanto certe ferite difficilmente possono riemariginarsi completamente, Marco Tullio Giordana ripercorre una delle pagine più dolorose ed oscure della storia italiana del dopoguerra, con la strage di Piazza Fontana.

Di fatto, Piazza Fontana segna la fine delle ondate rinnovatrici degli anni ’60, ed inaugura la stagione dei cosiddetti anni di piombo, che per tanti versi attende ancora molte risposte, spesso oscurate da oltranzismi di stampo quasi-calcistico, anche ai giorni nostri. Giordana sceglie di raccontare questa storia attraverso tre personaggi che uno alla volta pagheranno il prezzo massimo ad un’epoca di follie: Luigi Calabresi (Valerio Mastandrea), commissario della polizia, Giuseppe Pinelli (Pierfrancesco Favino), ferroviere ed anarchico, ed Aldo Moro (Fabrizio Gifuni), uno degli ultimi politici di spessore espressi in Italia. Piuttosto che prendere una parte, il regista sceglie di raccontare Romanzo di Una Strage a capitoli, lasciando che ognuno dei protagonisti ne racconti un pezzo, come un prisma, lasciando che lo spettatore tragga le sue conclusioni. Sono troppe le incongruenze per spiegare pienamente come andarono le cose, così come troppo grandi furono le responsabilità e le carenze di chi poteva fare qualcosa per fermare le tremende spirali di morte che scatenò quell’evento.

Emblematica una scena dove Aldo Moro presenta al presidente Saragat il dossier di una contro-inchiesta che di fatto denuncia una strategia del terrore messa in atto da una parte del sistema politico, arrivando persino ad un tacito accordo per evitare la guerra civile. “vi costringeremo a coprire tutto… come i gatti fanno con gli escrementi”.  Similitudine perfetta nel riferimento alla sporcizia annidata in certi cuori.

Molto bello il modo con cui viene raccontato il rapporto tra Lugi Calabresi e Giuseppe Pinelli, contrapposti sulle due sponde, ma accomunati dalla sincerità di fondo che hanno le persone pulite,  e che ognuno finisce col riconoscere nell’altro, sfociando in una relazione di rispetto… Tanto che la tragica e mai risolta scomparsa di Pinelli sarà per Calabresi motivo di tormento, e la spinta alla ricerca di una verità scomoda. Molto evocativa l’immagine in cui i due si scambieranno un libro, Antologia di Spoon River e Mille Milioni di Uomini, sintesi delle ragioni dell’uno e dell’altro.

Il film di Giordana rappresenta  ottimamente il nostro cinema, ben diretto sia nelle ricostruzioni di un’epoca dolente, sia nelle interpretazioni. Nota di merito per la recitazione dei 3 protagonisti, ognuno a modo suo convinto di giocare al meglio una partita sporca, ma non sempre dalla parte giusta. Ma anche per le mogli di Pinelli (Michela Cescon, bravissima) e Calabresi (Laura Chiatti), che nella loro dignità rappresentano una testimonianza di un messaggio di giustizia e rispetto per tutti gli innocenti, di qualunque parte siano, di quelli che se ne vanno e per quelli che rimangono in questa povera nazione. VOTO: 7,5/10

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