
Philomena – L’Odissea di una Strana Coppia
Stephen Frears, a mio avviso uno dei migliori registi britannici, stavolta ci racconta una storia vera, un’avventura vissuta insieme da un giornalista inglese disoccupato (Steve Coogan) ed una infermiera irlandese ormai in pensione (Judi Dench), alla ricerca del figlio perduto di lei. Storia particolarmente delicata nei paesi anglosassoni, in quanto va a toccare un nervo scoperto che è quello dei conventi cattolici che, nati per fornire rifugio a ragazze madri e i loro figli, divenivano in realtà dei veri e propri carceri dove le ragazze venivano messe ai lavori forzati (in genere lavanderia) fino all’adozione del figlio. Una tematica peraltro già affrontata da Peter Mullan in Magdalene (2002).
Qui in realtà, oltre ad avere un tono decisamente più leggero, la storia si incentra completamente sulla ricerca da parte di Philomena, fervente cattolica, nonostante tutto, testarda, semplice e generosa, del suo Anthony; avrà come compagno di viaggi (interessato, visto che è inviato da un giornale per scriverne la storia), Martin, che inizialmente lo vede come un semplice lavoro, ma poi diverrà per lui stesso una missione.
La trama è semplice e lineare, e si sposta dall’Inghilterra all’Irlanda (sede del convento di Roscrea), per poi recarsi negli USA, ed infine ancora in Irlanda; ed è tutto perfettamente professionale e funzionale all’interpretazione di Judi Dench (si accettano scommesse sull’Oscar alla Migliore Attrice) che avrebbe potuto accontentarsi di interpretare una fragile vecchietta, invece ci regala questa signora indomita, che ama i libri sentimentali (guardate le facce di Martin, quando lei gli racconta le trame…), senza studi particolari, ma con una fede incrollabile, spesso ingenua, ma indefinitiva sana. Messa a dura prova dalla vita e dai comportamenti degli esseri umani verso di lei e verso suo figlio, inclusi e soprattutto quelli della sua fede, si aggrappa alle sue convinzioni non con il terrore di un Dio altero e vendicativo, ma con una pragmatica serenità e fede in una Natura più grande e generosa di qualsiasi pensiero razionale, che, alla fine, è alla base del miglior pensiero evangelico. Una delle scene finali (forse la più emblematica) vede proprio questo triangolo tra la rancorosa Sorella Hildegard, l’ateo razionalista Martin e questa piccola signora irlandese dagli occhi splendenti e dai gusti così semplici, che impartisce una lezione di vita a tutti e due. Lo stesso Martin metterà in dubbio alcune sue convinzioni, mettendo a confronto il suo (a volte irritante) scetticismo, e le dimostrazioni di generosità della sua compagna di viaggio al cospetto di una vita anche durissima.
L’interpretazione della Dench è allo stesso tempo il punto di forza del film ed il suo limite: il resto, altre interpretazioni incluse (anche Steve Coogan non sembra sempre così convincente come in altre occasioni, il che è curioso visto che è uno degli sceneggiatori!) sembra tutto in funzione della sua protagonista. Il film di Frears scorre via alternando momenti drammatici ad altri leggeri come è il suo stile, anche se non sempre approfondisce come dovrebbe e potrebbe in alcuni casi.
Ad ogni modo, più che godibile nel suo complesso, con una performance davvero superlativa che ne nobilita la riuscita. VOTO: 7/10