
Pacific Rim – Mazinga contro Godzilla!
Era inevitabile che, con gli effetti speciali che di fatto hanno reso reali i supereroi, arrivassero sul grande schermo un altro mito della Generazione X: Pacific Rim racconta di giganteschi mostri alieni (i Kaiju) che, arrivati sul nostro pianeta tramite un passaggio interdimensionale in fondo all’Oceano Pacifico, che saranno affrontati dall’umanità attraverso degli enormi robot dalle fattezze umane (gli Jaeger) e pilotati al loro interno da esseri umani. Ormai siamo arrivati allo scontro finale: i Kaiju sono sempre più forti e gli Jaeger sono ormai ridotti ad un numero molto esiguo. Spetterà al Generale Pentecost (Idris Elba, interessante attore) guidare l’ultima pattuglia di Jaeger per chiudere il portale tra i due mondi.
Eh sì, è proprio Mazinga contro Godzilla! Tolti ovviamente ogni riferimento per evitare problemi di copyright, i riferimenti alle opere nipponiche di provenienza sono molto evidenti, ma allo stesso tempo aggiornati alle aspettative attuali.
Più che da Neon Genesis Evangelion, che da un punto di vista visivo effettivamente non è lontano, il riferimento sembra direttamente l’opera di Go Nagai (autore dei vari Mazinga, Goldrake, Jeeg) dove i topoi ci sono tutti, dall’eroe prima reietto, poi salvatore; la storia romantica con la collega di battaglie; i rapporti difficili ma necessari tra fratelli, padre e figlio; i personaggi buffi di contorno ai protagonisti (ovviamente gli scienziati e lo strepitoso Hannibal Chau interpretato dal mitico Ron Perlman); lo spirito del sacrificio come scopo ultimo e onorevole del guerriero; i robot dove il pilota siede immancabilmente nella testa e le armi che vengono annunciate in stile “alabarda spaziale!”; e ovviamente i megacattivi che vengono per giunta battezzati con un nome in codice. Idem per quanto riguarda i mostri del filone di Godzilla che nascono come simboli del post-hiroshima, quasi delle forze della natura che travolgono tutto quello che incontrano, città incluse.
L’operazione di Guillermo Del Toro, raffinato regista fantasy/horror di lavori come Il Labirinto del Fauno e Hellboy, tenta (e riesce) nell’impresa di aggiornare (nonchè di rendere meno giapponese e più globale) quella mitologia di titani che ci teneva incatenati davanti alla TV degli anni 70-80, suscitando quel senso della meraviglia che ne aveva caratterizzato l’epopea; poco importa se i personaggi, in fin dei conti, appaiono bidimensionali e con un’introspezione psicologica pari a zero. La visionarietà quasi naif di Pacific Rim (mitica la scena dove Gipsy Danger, il robot dell’eroe principale, schiaccia la testa del rettilone di turno tra due container, in perfetto stile Bud Spencer) abbinati ad effetti speciali da stato dell’arte, crea una sospensione della critica adulta, lasciandoti godere la pellicola per quello che è: intrattenimento spensierato, ma non banale e mai noioso (vedi la saga dei Transformers). Il sogno di ogni bambino, anche di quelli che lo sono stati 40 anni fa. VOTO: 7/10