A Quiet Place II – Una Parola è Troppo…

A Quiet Place II – Una Parola è Troppo…

Una delle sorprese del 2018, A Quiet Place trova qui il suo sequel, quasi un anno di ritardo dalla sua uscita prevista causa COVID. Sempre John Krasinksi alla regia, più noto come attore, qui al suo terzo lungometraggio. Confermati invece la moglie Emily Blunt come protagonista e gli altri giovani attori, in testa Millicent Simmonds, sordomuta ma impressionante per espressività (o forse proprio per questo, così espressiva – e anche qui lo è).

Il film, dopo un incipit che ci racconta l’arrivo degli alieni, riprende da dove ci eravamo lasciati: la famiglia Abbott assediata dai mostri, l’abitazione ormai inutilizzabile, loro che decidono di avventurarsi attraverso boschi e binari per raggiungere le luci che hanno visto in lontananza sulle creste degli Appalachi…

Speranza e disperazione si alternano per la famiglia Abbott: esistono si ancora degli esseri umani, ma saranno tutti accoglienti? O la società sull’orlo dell’estinzione si è imbarbarita? E naturalmente, ogni rumore è sempre un’esca per i predatori, ovunque essi siano.

Come dicevamo un horror di struttura classica, ma piacevole. Magari non un capolavoro, cosi come non lo era il suo predecessore, ma in fin dei conti, poterlo vedere in sala vale la pena, fosse altro per l’esperienza che ci eravamo quasi dimenticati e che una serie TV, per quanto interessante, non potrà mia uguagliare. Ovviamente rimane il punto forte del primo film, quello del silenzio e delle mosse circospette intervallato dalle azioni cariche di rumore e letteralmente stridenti dove gli alieni partono all’assalto, che un po’ ci ricorda la lezione de Lo Squalo di Spielberg. Anche qui, infatti, effetti speciali piuttosto essenziali, la tensione creata da quello che non vedi, piuttosto che da quello che vedi.

Se i punti di forza sono esattamente quelli del primo film, i punti di debolezza stanno nella mancanza di novità rispetto al primo. Si, adesso l’azione avviene su due fronti (da una parte la Blunt, dall’altra la new entry Cillian Murphy), si c’è l’elemento del lento apprendimento delle debolezze degli alieni a vantaggio degli essere umani (in fin dei conti, il nostro grande atout evolutivo), e l’inserimento di una comunità umana “degenerata”  (ma troppo breve e flebile… se proprio dovessimo scommettere sarà il punto focale del terzo -già annunciato- episodio), ma onestamente le sorprese sono zero. Come avevamo detto del primo, siamo ancora alla versione aggiornata di Signs di Shyamalan e poco altro (e dire che di spazio ce n’era, visto che stavolta si esce dal genere claustrofobico tipo Alien e si va in esplorazione – tipo Aliens Scontro Finale per l’appunto)

Quindi, film di grandissima professionalità e non deludente, ma forse un po’ troppo di transizione. Sarà che ormai siamo viziati dalle serie tv, ma a questo punto, il cinema, con le sue pause più lunghe tra un episodio e l’altro, non può permettersi dei riempitivi. Qui siamo ancora nel mondo pre-Netflix. Timido. VOTO: 6,5/10

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