Oblivion – Ritorna il Futuro

Oblivion – Ritorna il Futuro

Oblivion è il secondo colossal fantascientifico della stagione cinematografica dopo Prometeus di Ridley Scott, ed il secondo colossal fantascientifico diretto da Joseph Kosinski dopo Tron Legacy.
In un non troppo lontano futuro, una misteriosa razza aliena, gli Scavengers, ha costretto la razza umana a nuclearizzare la Terra, e ad emigrare in massa su Titano. Sul pianeta rimangono Jack (Tom Cruise) e Victoria (Andrea Riseborough), che hanno il ruolo di manutenere delle enormi idrovore utilizzate per sfruttare le ultime acque marine per ricavarne energia da portare su Titano e di difenderle dagli ultimi Scavengers rimasti. Tutto sembra procedere per il meglio fino a che un giorno atterra sul pianeta una nave,  o meglio ciò che resta di una nave spaziale, che contiene alcuni esseri umani: solo una donna si salverá, Julia (Olga Kurylenko), che condurrá Jack alla scoperta di incredibili segreti, nascosti nel pianeta, ma soprattutto dentro se stesso.
Oblivion appare subito un kolossal sia nelle impressionanti ambientazioni, che nel design dellla tecnologia, davvero di grande impatto e fondamentalmente presenta due parti organiche: la prima è un vero e proprio thriller fantascientifico, dove lo spettatore scopre insieme a Jack cosa è realmente successo e cosa sta succedendo, con un capovolgimento della realtá iniziale decisamente coinvolgente; la seconda parte è invece una saga spaziale piena di azione sicuramente più nei canoni  di Star Trek o Guerre Stellari.
Sono molte le influenze rilevabili nel film: se la tecnologia ed il design visivo molto devono al giá citato Guerre Stellari (compreso un inseguimento in un canyon che sicuramente suonerà qualche campanello), il mood generale attinge più ad un genere più introspettivo e metaforico, il Solaris di Soderbergh e 2001 Odissea nello Spazio di Kubrick ( le scene iniziali mentre Jack e Victoria si allenano, ma anche  la Sally della stazione orbitante Tet che ricorda, soprattutto alla fine, l’ineffabile Hal 9000). Alla fine Oblivion, per tematiche trattate sembra un’incrocio  lucente tra Blade Runner (con la ricerca del padre/creatore e del proprio significato)  e di Matrix (di cui riprende, oltre alla tematica della realtà sotto le apparenze, il dualismo Neo/Morpheus -anche visivo- nelle figure di Jack e di Beech) e la ricerca dell’identitá come conseguenza inevitabile della coscienza risvegliata, e la discesa scomoda nei meandri della mente. Cosa siamo se non le nostre esperienze fissate dalle emozioni? Il nostro futuro è che Siamo destinati a scomparire per sempre -nell’oblio- o qualcosa di noi resta dopo la nostra inevitabile dipartita?
Gran film quindi? Purtroppo no, ed è un peccato. La parola chiave è “troppo”: troppe spiegazioni fuori campo (brutto segno da un punto di vista della narrazione) e in campo, troppa musica (quale impatto avrebbero avuto certi paesaggi desolati nel silenzio!), troppo finale (e qui siamo pronti a scommettere si tratti di aggiunte richieste dalla produzione… Le ultime parole dello scontro coi “cattivi”, poi, sembrano francamente più adatte a Rambo). Il potere evocativo ne risulta sminuito. Se a questo aggiungiamo le recitazioni istantaneamente dimenticabili (con la Kurylenko che ne emerge in negativo, e un Freeman francamente sprecato) e  uno sviluppo volutamente ed eccessivamente Cruise-centrico (che dire delle scene di moto alla Top Gun? Ma erano davvero necessarie?) Oblivion risulta una grande occasione mancata, con tante buone idee, magari non originalissime, ma interessanti, seppellite per motivi di cassa… Finirá nell’oblio. VOTO: 6,5/10

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