
Nightcrawler (Lo Sciacallo) – Sbatti il Mostro in Primo Piano
Prima regia per Dan Gilroy, che a 55 anni passa dalla sceneggiatura alla regia, Nightcrawler-Lo Sciacallo, è la dimostrazione che non è mai troppo tardi per iniziare una carriera – speriamo, dopo vedremo perché – di successo.
Lou Bloom è un giovane che vive di espedienti e che scopre, quasi per caso, di avere un talento per le riprese di cronaca nera notturna: si apposta dunque la notte sulla sua auto intercettando le comunicazioni della polizia di Los Angeles, si precipita sui luoghi di incidenti, omicidi, massacri quando capitano e vende le riprese ad un canale di news locale. La sua attività crescerà abbastanza velocemente, tanto da permettersi una corvette rosso fiammante, un assistente da 30 dollari a notte, e una videocamera migliore… ma non passerà molto tempo che Lou attraverserà la sottile linea da mero osservatore a parte in causa di quello che osserva. Con un sospetto: la stampa si limita a registrare quello che succede, o in qualche modo lo “ingegnerizza”?
Che il mondo delle informazioni sia senza scrupoli, Hollywood già ce lo ripete da tempo, vedi Quinto Potere, L’Inventore di Favole, ecc., visto che il sangue è la notizia che fa notizia, ma dove Lo Sciacallo è veramente notevole è la commistione di genere, fra la denuncia di un sistema di informazione marcio alla base e il thriller alla American Psycho, al quale si avvicina per la denuncia più estesa di tutto quello che è l’American Way (degrado dell’American Dream), ovvero compra, vendi, consuma, produci, crepa (e fai crepare). Notevolissima la performance di Jake Gyllenhaal (dopo Prisoners, un’altra conferma del suo talento) con il suo Lou sociopatico inizialmente emarginato e poi di successo… non potrà non ricordare il Patrick Bateman di Christian Bale, più che per la somiglianza fisica (una specie di versione malata di Bateman) per il modo con cui interagisce con le altre persone, portatore (insano) di follia lucida, imbevuto delle filosofie dei santoni del successo a tutti i costi made in USA (Anthony Robbins, Robin Sharma, John Maxwell, ecc… e già da tempo ci sono emuli anche in Italia) e dove il fine della ricchezza di fatto rende inutile il mezzo che lo raggiunge. Nobili parole, che in genere validano l’avidità come obiettivo e modo di vivere.
In realtà, e a differenza di American Psycho, Lou agisce in modo fin troppo follemente lucido, tanto che conquisterà un suo seguito, oltre che all’affascinante, e affascinata, produttrice Nina Romina (una Renèe Russo, davvero regale nella sua interpretazione e in splendida forma – dettaglio trascurabile: è la moglie del regista, ma qui è un favoritismo che si può davvero perdonare).
Simbolico il cognome del protagonista (Bloom, ovvero germoglio, o l’atto di sbocciare dal terreno) che se da un punto di vista, è metafora del suo voler emergere a tutti i costi dal fango in cui vive, d’altro canto è ossimoro del titolo originale Nightcrawler, (ovvero lombrico), che si nutre delle sostanze organiche vive e morte nel fango stesso, immergendosi sempre di più in esso. Potenza evocativa spenta dalla traduzione italiana che, seppur semplice nelle sue intenzioni, (facile il riferimento allo Sciacallo che si nutre di carogne) dimostra, come purtroppo capita spesso in Italia, ignoranza del contenuto dell’opera, oltre al fatto che, anche da un punto di vista creativo, sembra piuttosto offensivo per l’autore (ma sarà mai che di tutte le traduzioni possibili per il titolo di un film, “Lombrico” debba esser tradotto in “Sciacallo”! il seguito cosa sarà? L’avvoltoio? Lo Scarabeo Stercorario?)
Seppur non al livello del Michael Mann di Collateral, bello anche da un punto di vista visivo come Gilroy ci dipinge una Los Angeles quasi sempre notturna e quasi sempre umida, in tutti i sensi (anche qui un riferimento all’ambiente preferito del lombrico); e molto azzeccate le musiche di Newton Howard.
Thriller intelligente, per niente scontato, con un protagonista in grande forma. Da vedere. VOTO: 8/10