Mosse Vincenti – La Cosa Giusta

Mosse Vincenti – La Cosa Giusta

Film selezionato al Sundance Festival, Mosse Vincenti è un buon rappresentante del cinema indipendente USA. Il regista (anche attore e sceneggiatore di Up, vincitore di un Oscar) Tom McCarthy è alla terza opera, ed era atteso al varco dopo l’ottimo L’Ospite Inatteso.

Mosse Vincenti racconta la storia di Mike Flaherty, avvocato di provincia nel New Jersey, brav’uomo che fa fatica ad arrivare alla fine del mese, essendosi specializzato nell’aiutare vecchietti spiantati… Trova sollievo nell’allenare la squadra di lotta greco-romana del liceo locale (lui stesso era stato un buon lottatore). La sua vita cambia quando decide di fare da tutore ad uno dei suoi clienti, per intascare la provvigione di 1500 dollari al mese (ma comunque mandando il vecchietto in una casa di riposo); e quando arriva del tutto inatteso Kyle (Alex Shaffer), in visita al nonno ed in fuga dalla madre tossico-dipendente. Dopo l’iniziale diffidenza, Kyle viene ospitato dallo stesso Mike, ed un po’ alla volta conquista la famiglia dello stesso Mike… maltrattato dalla vita, Kyle trova una nuova dimensione ed una “vera” famiglia. Con una sorpresa: Kyle è un fuoriclasse di lotta, e viene arruolato nel team del liceo. Quando tutto sembra andare per il meglio, rispunta la madre del ragazzo…

Davvero ottime le interpretazioni di Paul Giamatti (ormai una sicurezza anche in film non propriamente belli, vedi Lady in The Water) ed il giovane Alex Shaffer, così come emerge bene Amy Ryan, nella parte della moglie di Mike, e Bobby Cannavale, nella parte buffa ed ambigua dell’amico di lui Terry. Un film piacevole e ben costruito, semplice ma pulito (ottimi i dialoghi, si vede il tocco del regista-sceneggiatore), Mosse Vincenti è un film del filone classico USA del confronto tra adulti, affannati nel cercare soluzioni come si può e giustificati dall”avere famiglia” e quello degli adolescenti, pieno di incertezze ma anche di speranze e in definitiva limpido ed onesto nonostante quello che gli serva il piatto della vita. Kyle in particolare ne rappresenta i privilegi della naturalezza e della bellezza soprattutto quando si esprime nella lotta: spesso ci rendiamo conto dei privilegi della nostra giovinezza quando ormai è passata, ma non è così per Kyle, che, nella purezza dei suoi 16 anni, sembra comunque più maturo degli adulti. Bellissimo il dialogo in cui Mike gli chiede “com’è essere così… in controllo della propria vita? Deve essere bellissimo”. Kyle gli risponde con tono tranquillo “lo e’”.

Quanto costa essere “in controllo della propria vita”, ed il fare la cosa giusta, Mike lo scoprirà in fondo. Quello che per è un’adolescente è naturale, per l’adulto è una scelta. VOTO: 7/10

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