
Man On Fire (2004)
Se per questo natale siete stanchi de Il Piccolo Lord, Cantico di Natale e Una Poltrona per Due, il film da recuperare è Man on Fire di Tony Scott, fratello minore (in ogni senso) di Ridley Scott.
Il buon Tony dirige uno dei capisaldi della cinematografia USA anni ’80 con Top Gun, lanciando Tom Cruise nell’olimpo di hollywood e riportando in auge i mitici RayBan a forma di goccia, dopo di che tanti film dall’impianto classico, ma con interessantissimi inserti ipercinetici (si potrebbe dire di “realtà aumentata” ante litteram), evidentemente mutuati dalla sua esperienza come regista pubblicitario. Qui lo dico e qui lo nego, ma sono sicuro che qualche novello Quentin Tarantino, magari tra una ventina d’anni riscoprirà le storie di Scott Junior, come il regista che ha realizzato i migliori fumetti su pellicola reali, con tutti i topoi che caratterizzano il genere su carta stampata… molto di più dei vari Frank Miller , Robert Rodriguez, Zack Snyder che in effetti cercano di imitare in modo quasi pedissequo cioè che vedono sulla carta stampata e lo riproducono (vedi Sin City e 300). Parzialmente c’era riuscito Nicholas Winding Refn con Driver (pessimo invece in Solo Dio Perdona, che aveva tematiche simili)
A ben vedere, Scott, al di là delle capacità di narrazione visiva (e di score musicale, sempre di prim’ordine) realizza delle vere e proprie pieces di commedia dell’arte, con personaggi apparentemente bidimensonali, ma che invece hanno lo scopo di rappresentare determinate funzioni, maschere che semplificano la personalità, a vantaggio della narrazione. In altre parole l’eroe rappresenta quella caratteristica, l’antagonista altre, la spalla del protagonista altre ancora, ma nessuno è personaggio completo a sé. Ricorda qualcosa? Certo: la fiaba, e successivamente il fumetto, ovvero la narrazione di tradizione popolare, e nel 90% dei casi è il cinema di genere (con buona pace di Tarantino).
Se dovessimo scegliere due film che ne rappresentano la summa, sceglierei senz’altro Spy Game, che vede Scott alle prese con il genere di spionaggio, e Man On Fire, che esce nel 2004 in sordina, e che invece è un film di genere “vendetta”, che negli USA significa Western, Charles Bronson, l’Ispettore Callaghan, il Wrestling. Abbiamo detto personaggi bi-dimensionali, vero, ma ciò non vuol dire di basso livello: qui troviamo in formissima Denzel Washington, Giancarlo Giannini, Mickey Rourke, Dakota Fanning e il monumento Christopher Walken. Delizioso vederli dialogare e muoversi assieme in un film tutto sommato semplice: pur non uscendo dai canoni del cinema di intrattenimento, Scott lascia il suo cast fare come meglio crede, e lì sta la naturalezza, la semplicità che finisce con l’esaltare le caratteristiche dei singoli.
Del resto la trama E’ semplice: Creasy, ex mercenario ora reso alcolizzato dai rimorsi, viene assunto per proteggere la ricca ragazzina di famiglia dall’ondata di rapimenti in città. Creasy è un uomo morto dentro quando viene assunto; torna in vita con l’affetto della ragazzina; e quando gliela rapiranno sotto gli occhi, e successivamente uccisa, muore un’altra volta. Ma stavolta, si porterà un po’ di gente con sé (già sento gente esultare).
Ad onor del vero, il film regalerà qualche sorpresa inaspettata alla fine (guardare per credere); ma proprio come nelle fiabe, lo status quo ante sarà ristabilito in fondo. In un modo o nell’altro.
Oltre alle performance, bella l’ambientazione (Messico) e azzeccatissime le musiche (Harry Gregson Williams e la Lisa Gerrard de Il Gladiatore allo score, ma magnifico e stridente il mix di canzoni scelte tra la mielosa Linda Ronstadt e le ballate latino-americane). Da sottolineare la performance di Denzel Washington, il mercenario tanto impacciato nella vita reale (o in discoteca: date un’occhiata al suo travestimento da super-giovane), quanto perfetto nel dispensare morte, dove il suo amico mentore (altro archetipo) lo definisce un artista assoluto. In qualche modo, Man on Fire è quanto di più vicino troverete ad un personaggio dei fumetti, 3 volte malamente portato sullo schermo, ovvero Punisher (o Punitore): anti-eroe quanto vuoi, violento quanto vuoi, perdente quanto vuoi, ma quanta soddisfazione veder morire i cattivi con una bomba infilata su per il sedere (sic!). Questa non è Vendetta. Questa è Punizione.