
Magic Mike – Dentro il Pacco, Niente
Steven Soderbergh è uno dei registi più quotati di Hollywood, ed ha avuto la caratteristica di sfornare tutta una serie di pellicole che spaziano al commerciale puro ma di u n certo livello (Ocean’s 11, 12 e 13, Erin Brockovich), fino al mainstream più raffinato (Traffic, Solaris, Contagion), ma anche qualche puntata nel decisamente impegnato (la biografia di El Che –Guevara ovviamente), o allo sperimentale (Bubble).
Eclettico, ma anche discontinuo, rimane comunque un nome di richiamo e in qualche modo di “garanzia” sul prodotto finale. Purtroppo Magic Mike, rimarrà, almeno sino al prossimo film, il punto più basso della carriera del regista originario di Atlanta.
La trama è ambientata in Florida e ha come protagonista Mike (Channing Tatum) di giorno imprenditore ed artigiano e di notte stella dell’Exquisite, locale per sole donne dove si esibisce come spogliarellista e ballerino nel locale di Dallas (Matthew Mc Conaughey); accoglierà nella sua tribù di muscolosi adoni il giovane Adam (Alex Pettyfer) e conoscerà la sorella di lui Brooke (Cody Horn). Nell’arco di 3 mesi, il film ci mostra Mike che si esibisce per raccogliere abbastanza denaro per lanciare la sua impresa artigianale, ma nel frattempo succederanno contrattempi che incideranno pesantemente sul suo modo di pensare e sul suo stile di vita…
inutile aggiungere dettagli alla trama, perché ad essere sinceri, e tematiche “scabrose” a parte, si tratta di un percorso di “redenzione” scontato e anche moralisticheggiante. che più scontato non si può. Non c’è una sola sorpresa nel film, e tutto si sviluppa (storia romantica inclusa) come da copione standard di holliwood.
Punto di forza del film sono senz’altro le coreografie di questi omaccioni in tanga che sono assolutamente ben fatte (davvero bravo Channing Tatum), ma purtroppo finiscono col diventare l’ossatura unica del film, patinate, ben dirette, ma non certo più di un qualunque Step Up. Soderbergh vuole evidenziare tutte le contraddizioni di un Sogno Americano che si nutre di illusioni temporanee, fino a che l’illusione sostituisce il sogno per permettere agli individui di sopravvivere, una gigantesca ruota del criceto dove per avere successo corri senza pensare dove o come o perché. In qualche modo lo fa, anche arricchendo il tutto con alcuni stilemi classici del suo repertorio, come la luce dorata di alcune scene o alcuni stacchi netti; ma la storia risulta così povera e le recitazioni così poco interessanti (tra un Tatum mono-espressione, una Horn perennemente ingrugnita, un Pettyfer piatto ed un McConaughey – il meno peggio del gruppo, il che è tutto dire- intento a fare il verso al Tom Cruise di Magnolia) da rendere incomprensibili le motivazioni per cui il regista abbia accettato di girare questo bel “pacco” (ogni doppio senso è puramente voluto).
In definitiva, Magic Mike è una buona alternativa economica all’uscita tra amiche per La Festa delle Donne… forse il lancio del dvd cadrà proprio a pennello. VOTO: 4/10