
L’Ora Più buia – L’Altra Sponda di Dunkirk
Lo specialista in film storici Joe Wright (Espiazione, Orgoglio e Pregiudizio) ci regala il ritratto di una delle figure politiche più importanti del ventesimo secolo britanniche, ovvero Winston Churchill, non certo una delle meno ritratte sul grande schermo, a memoria d’uomo ne contiamo almeno 5 negli ultimi 15 anni, di cui 4 come protagonista proprio il buon Winston (e l’altra è il capolavoro Il Discorso Del Re) e uno, l’eponimo Churchill proprio uscito nel 2017.
Cosa caratterizza questa pellicola: innanzitutto il periodo molto specifico, ovvero il mesetto nel 1940 che contraddistingue la nomina dell’allora Ministro della Guerra alla carica di Primo Ministro, succedendo a Chamberlain: il secondo, fautore di una politica morbida nei confronti dei Nazisti, deve cedere alle pressioni del Parlamento e invece d nominare Halifax, prima scelta dei Conservatori e pure del Re (che è lo stesso de Il Discorso del Re, ovvero il balbuziente Giorgio VI), decidono di puntare sul “falco” Churchill, 65enne al tempo della nomina, grande oratore si, ma non proprio sulla cresta dell’onda.
L’altro elemento che contraddistingue questo film è naturalmente la colossale interpretazione di Gary Oldman, quello che si dice un “instant oscar” per qualità e magniloquenza (e ci stupirebbe il contrario); sarebbe dovuto essere anche l’ultima apparizione del grande John Hurt nella parte di Chamberlain, reso purtroppo impossibile dalla sua scomparsa lo scorso Gennaio.
A differenza degli altri film, questo appare una specie di House of Cards ante litteram e basato in UK, ovvero un film fatto di intrighi, mosse e contromosse politiche (in questo ci ha ricordato anche molto il Lincoln di Spielberg), dove i grandi burattinai sembrano Chamberlain e Halifax (bravissimo David Spillane), che cercano di manovrare un Churchill inizialmente impacciato nel gioco di potere, ma che via via, grazie al coraggio che gli infonderanno la moglie Clem (Kristin Scott Thomas da applauso), sua impareggiabile consigliera, il re Giorgio, prima suo oppositore alla fine suo sponsor, e infine dal popolo britannico stesso, che incontra rocambolescamente in metro e che gli suggeriranno le parole di uno dei suoi discorsi più famosi. Tanto che alla fine, gli sarà riconosciuto dell’avversario Halifax di aver “mobilitato la lingua inglese e di averla condotta alla guerra“.
Al di là della qualità visiva, notevole, e dalle interpretazioni già menzionate, ci è molto piaciuto la rappresentazione del lato fragile della figura storica (emblematica la chiacchierata col Presidente Roosevelt al telefono), anche piuttosto controversa su alcune questioni, ma che ebbe il merito di aver intuito la futilità di negoziare con Hitler, prima di molti altri, paragonandolo al “gettare in pasto i propri compagni all’alligatore nella speranza di essere divorato per ultimo”; fragilità che viene mascherata dalla magniloquenza oratoria e che però riesce ad infondere coraggio ad una intera nazione nella sua ora più buia e che ancora per quasi 2 anni dovrà resistere allo stremo prima dell’ingresso in guerra degli USA anche grazie ad una certa creatività ed enorme sacrificio rispetto alla potenza nazista: sua l’intuzione (peraltro, storicamente confermata) di utilizzare imbarcazioni civili per riportare i soldati a casa nel celeberrimo (e recentemente portato sullo schermo da Nolan) episodio di Dunquerque, al quale questo L’Ora Più Buia sembra essere quasi complementare.
Potente ed in crescendo come una sinfonia di Elgar. VOTO: 8/10