Le Idi di Marzo – Tu Quoque…

Le Idi di Marzo – Tu Quoque…

Niente da dire: ormai George Clooney è una garanzia. Se si esclude il tremendo In Amore Niente Regole (e già il titolo in italiano era da denuncia penale rispetto all’originale…), e che vi piaccia o no il suo faccione sornione, la sua costante presenza nel gossip internazionale (apparentemente non intenzionale), qualche gigioneria di troppo, Clooney è l’erede di quel filone unico USA che mette al servizio lo Star System all’l’impegno civile, la critica ragionata al nostro mondo, le contraddizioni del sistema e interne ad ogni individuo.

Come evoca il nome stesso, Le Idi di Marzo è una tragedia moderna ambientata nel mondo politico di oggi, dove ognuno è impegnato a pugnalare l’altro, non per malvagità, ma semplicemente perché sono le regole del gioco. Steven Meyers (Ryan Gosling, in stato di grazia) è l’addetto stampa del candidato alle Primarie Democratiche Mike Morris (George Clooney), intelligente e idealista; ma anche lui sarà fagocitato dal sistema. Ogni debolezza, per quanto umana, per quanto comprensibile, per quanto ininfluente, viene utilizzata come arma: da avversario politico ad avversario politico, dalla stampa ai propri informatori, persino tra capo e collaboratore. Se ci fosse stato bisogno di ribadirlo ancora una volta, Le Idi di Marzo rappresenta la politica come un Male necessario, dove veramente il fine giustifica i mezzi, non come compromesso, ma come dato di fatto, purché non vengano resi noti all’elettorato. Anche Morris, apparentemente il volto nuovo e pulito in cui Meyers crede ciecamente, sarà costretto al gioco, ma non per aspetti politici… e da qualcuno di inaspettato. Cerca abbastanza nei cassetti di ciascuno, e ci sarà di sicuro qualcosa pronto ad essere strumentalizzato: magari non vero, magari irrilevante, come un graffio sulla superficie; ma se tutti gli squali ci si gettano sopra, riusciranno a sbranare la preda… in attesa della prossima, o di essere loro stessi la preda.

Seppur non particolarmente originale, il film di Clooney, alla sua quarta regia sul grande schermo, ha una trama solida, tesa, non scontata, ottimi dialoghi e un cast di fuoriclasse gestiti al meglio. Una spanna sopra tutti Ryan Gosling (il primo piano finale, con il suo sguardo e gli angoli della sua bocca che cambiano impercettibilmente, ma visibilmente è un esempio di Programmazione Neuro-Linguistica applicata; così come è notevole la credibilità del suo viaggio all’Inferno – senza ritorno) e Paul Giamatti (nel ruolo del capo dello staff avversario; apparentemente innocuo, ma assolutamente mefistofelico appena mostra le zanne), splendidamente valorizzati dal Clooney regista (molto bravo nel fare un passo indietro rispetto ai protagonisti, così come era successo In Good Night and Good Luck, ma comunque giocando bene di squadra come interpretazione). Ed anche Philip Seymour Hoffman, imperscrutabile e calcolatore, e Marisa Tomei, splendida mercenaria della stampa, sono bravissimi. Il film di Clooney risuona di Tutti Gli Uomini del Presidente, de Il Candidato, e più recentemente, di Syriana, di State of Play e Nessuna Verità, combinando il tutto con efficacia e misura. Cinema USA al suo meglio. Da vedere. VOTO: 8,5/10

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