La Regola Del Silenzio –  Cose Sbagliate dalla Parte Giusta

La Regola Del Silenzio – Cose Sbagliate dalla Parte Giusta

Nona regia per il mito del cinema americano, Robert Redford, icona del cinema impegnato e sociale USA. Dopo aver affrontato il pericoloso connubio tra stampa e politica in Leoni Per Agnelli, e la difficile convivenza tra giustizia e garantismo in The Conspirator, stavolta Redford porta sulla scena una tematica molto europea (ed italiana in particolare), ovvero la riconciliazione di un passato violento con la giustizia del presente: la trama racconta di alcuni appartenenti al movimento di sinistra radicale Weather Underground, autori di dimostrazioni violente a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, poi dileguatisi nella clandestinità sotto false identità. Quando una di questi viene catturata, un giovane cronista (Shia LaBoeuf) indagherà fino a far venire allo scoperto  Jim Grant (Redford), che si era ricostruito una vita come avvocato, mettendo su famiglia. Sarà costretto a sfuggire alla polizia e ad andare a ritroso nel network che nascondeva gli ex Weather Men fino a ritrovare l’unica che possa scagionarlo da un’accusa di omicidio, ovvero l’ex compagna di lui sia di battaglie che di vita, Mimi Lurie (Julie Christie).

Per tanti versi Redford è un monumento del cinema, tanto è vero che questo film annovera un cast stellare anche per piccole parti (oltre a Redford e Christie, Susan Sarandon-bravissima come  sempre-, Sam Elliott, Chris Cooper, Stanley Tucci, Nick Nolte, Richard Jenkins, Terrence Howard, Anna Kendrick…), segno di stima per il regista e probabilmente approvazione della tematica liberal. Le recitazioni sono tutte di alto livello, con l’eccezione del giovane protagonista maschile, LaBoeuf, francamente, a questo punto della sua carriera da considerare sopravvalutato e tutto sommato del buon Redford, non tanto per la qualità della sua prestazione, ma per i segni dell’età (dignitosissima!) che sembra stridere con quella che dovrebbe avere il suo personaggio.

Lodevole l’idea di fondo, buona la trama, solo discreto il risultato finale, che, soprattutto nella seconda parte,  appare prevedibile, incluso il finale.

Non privo comunque di (qualche) colpo di scena, La regola del Silenzio è un thriller elegante e tradizionale nello stile ed ha ovviamente il suo punto di forza nell’identificazione dello spettatore con i personaggi che, per parafrasare il protagonista, avevano ragione ma facevano cose sbagliate. Una sintesi estremamente efficace e pulita che, per qualche ragione, è sempre stata molto difficile da ammettere in Italia o nel resto d’Europa, laddove ci sono sempre state partigianerie di stampo calcistico su parte di alcuni movimenti violenti degli anni 70… il fine NON giustifica i mezzi. Non lo faceva con le regole di prima , ed ancor meno con le regole di adesso, anche se la tentazione di strade violente per ridurre ingiustizie sociali e politiche, forse ancor più evidenti di quelle di una volta, può essere forte. VOTO: 6,5/10

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