
La Grande Bellezza – Viaggio al Termine (di Tutto)
Dopo This Must Be The Place, Sorrentino ritorna a parlare del nostro Paese con La Grande Bellezza, un carnevale di immagini e colori ambientato a Roma, con al centro l’ormai monumentale Toni Servillo, nei panni del 65enne scrittore/giornalista Jep Gambardella, che a dir la verità, di libri ne ha scritti uno, e di articoli non si sa cosa scrive… e infatti si muove in una Roma illustrata a tinte forti, le feste degne di un circo con nani, bestie e ballerini… dove non si sa che lavoro facciano le persone… scrittori potenziali o foraggiati (mai letti) da qualcuno, attrici mai decollate, ex soubrette della tv, ricchi, nobili a pagamento.
Roma, Paese per Vecchi, per parafrasare Cormac Mc Carthy: una città fatti di monumenti e sepolcri, una bellezza regalata dalla storia e della natura, in qualche modo abusata dai Romani stessi. Non c’è veramente una trama, ma scene che si susseguono legati dalla narrazione di Jep, un incrocio tra Gabriele D’Annunzio e Oscar Wilde, un esteta che affronta la vita come una discesa inevitabile nelle miserie umane, alla ricerca della Bellezza, nella sua forma più pura ed ideale, che pure una volta lo aveva toccato, tanto tempo fa… col suo Primo Amore, che lo aveva portato a scrivere il suo unico e celebratissimo libro.
Bellezza ed Amore, come nella mitologia di Afrodite ed Eros, sono la spinta verso la vita, l’unica cosa che ci salvi dal susseguirsi inutile di giorni senza scopo. Tutto quella Bellezza (comportamento) che non ispira Amore (emozione), o viceversa quell’Amore che non ispira Bellezza ci porta verso la decadenza, così come il Fiore se non diventa un frutto, marcisce e muore inutilmente.
Sono memorabili alcune scene, su tutte forse il salone stile Eyes Wide Shut del santone al botox che ringiovanisce a colpi di siringa e 700 euro (in nero), e l’atterraggio dei fenicotteri sul balcone di Jep con vista Colosseo… che poi ripartono all’albeggiare sospinti dal soffio di una Santa e che porterà lo scrittore a ritornare alle proprie radici, e a capire che non esiste Bellezza esteriore, ma solo quella filtrata attraverso la purezza delle nostre emozioni. La Bellezza è ovunque e da nessuna parte, inutile cercarla nella notte con le lanterne come fanno Jep e Ramona (una Sabrina Ferilli in forma smagliante e dagli occhi espressivi come non mai).
Che dire del film? Prolisso e certamente non poco pretenzioso, La Grande Bellezza ha però il dono di evocare grazie ad immagini straordinari e commenti musicali davvero azzeccati un mood di amarognola e stupita sospensione del giudizio (aspettate i titoli di coda per credere) e, in qualche modo esaspera il concetto di dilatazione del tempo già visto in This Must Be The Place. Grazie anche ad alcune interpretazioni notevoli (ovviamente Toni Servillo, ma anche Sabrina Ferilli, Carlo Verdone, Massimo Popolizio, Isabella Ferrari, Iaia Forte, Carlo Buccirosso, Roberto Herlitzka…), indipendentemente dal tempo loro concesso (a volte brevissimo), contribuiscono in modo decisivo a quell’affresco di follia che è la Roma di Sorrentino, le atmosfere de La Dolce Vita che si fondono con Cabaret. Un viaggio di ritorno alle sorgenti della bellezza, attraversando le miserie umane. VOTO: 7/10