Kick-Ass (2010)

Kick-Ass (2010)

Un esempio di scarsissima lungimiranza da parte della distribuzione italiana, Kick Ass esce con un anno di ritardo rispetto alla prima in USA… Un errore stratosferico di valutazione, visto che la versione cinematografica dell’omonimo fumetto di Millar e Romita jr. è uno dei più degflagranti e dissacranti film usciti negli ultimi anni.

Kick Ass risponde a due domande: cosa succederebbe se il classico adolescente nerd e patito di fumetti decidesse di mettersi una tuta (anzi, una muta… da vedere per credere) e combattere il crimine? E la seconda: cosa succederebbe se Quentin Tarantino decidesse di dirigere un film sui supereroi?

Matthew Vaughn, regista che poi revitalizzerà gli X-Men nel 2011, risponde a queste due domande, portando sullo schermo Dave Lizeswski (Aaron Taylor-Johnson), l’antieroe più patetico che si possa immaginare: adolescente talmente sfigato che, pur di stare fisicamente vicino alla sua amata Katie, finge di essere gay, Dave sarà massacrato alla sua prima uscita da supereroe e riceverà un dono insperato (e neanche così spettacolare): dopo le complicate operazioni che lo rimettono in sesto, sarà parzialmente insensibile al dolore. Ovviamente, il buon Dave non esiterà a rimettersi dunque in pista con questo “superpotere” e, armato di due manganelli, riuscirà nell’impresa di farsi filmare su un telefonino mentre difende fino allo stremo un povero malcapitato da un pestaggio e diviene popolarissimo. Finirà con l’incrociare due crociati mascherati decisamente più seri, Big Daddy (Nicholas Cage, un incrocio tra Batman ed il Punitore) e Hit-Girl (una ragazzina ninja di dieci anni, figlia dello stesso Big Daddy, ed interpretata da una strepitosa Chloe Grace Moretz), un suo emulo (l’altrettanto sfigato Red Mist, Crhistoper Platz-Mintz), ed il terribile boss della mala Frank D’Amico (Mark  Strong, davvero notevole).

Pur in una chiave edulcorata rispetto al fumetto, Kick Ass è una ibridazione dei generi fumetto e pulp, ma realizzato con una ironia ed un’intelligenza tale che, nonostante qualche eccesso splatter di troppo, non potrà non essere trovato travolgente, anche perché oltre all’azione (e ce n’è molta), il film conta su una storia imprevedibile, dialoghi asciutti e mai banali e recitazioni da applauso. Inoltre, l’iper-realismo, cinetico e a volte frenetico, viene esaltato da una colonna sonora straordinaria ed azzeccatissima, con tanto di un Morricone western e un Elvis Presley messianico… davvero indimenticabili alcune scene, in particolare quelle che hanno come protagonista Mindy/Hit-Girl al salvataggio del povero Kick Ass e vera e propria icona del film, sboccata, innocente e letale allo stesso tempo, come e più della Uma Thurman in tuta gialla di tarantiniana memoria… Finale memorabile e anticipato da un messaggio sorprendentemente edificante, in tempi miserabili come i nostri: “ se da grandi poteri derivano grandi responsabilità, allora da nessun potere deriva nessuna responsabilità… Peccato che non sia vero”. 

Sotto tutti quei colori pop, quelle sequenze violente, quelle battute fulminanti, quelle esplosioni di splatter, Kick-Ass racchiude il senso della ricerca del significato dell’esistenza: il perseguire una vita serena, senza problemi, con l’obiettivo di farsi strada con studio, lavoro e famiglia non può essere tutto. Prima o poi abbiamo bisogno di dare una significato più alto al nostro passaggio qui nel mondo e di sentirci parte di uno scopo più grande… Anche a costo di farsi spezzare le ossa indossando una muta verde e gialla.

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