
John Carter- Niente di Nuovo Sotto Il Sole (Neanche su Marte)
Prima opera in carne ed ossa (almeno parzialmente…) del regista made in Pixar Andrew Stanton, John Carter nasce con l’intento dichiarato di creare una nuova saga fantascientifica, basato sullo sconfinato materiale originale di Edgar Rice Burroughs (lo stesso di Tarzan), una saga letteraria che si dipana attraverso 11 libri tra il 1912 ed il 1935.
John Carter, ex capitano dell’esercito confederato degli Stati del Sud nella Guerra di Secessione USA, viene accidentalmente e in qualche modo trasportato su Marte (chiamato dai locali Barsoom) dove scoprirà, grazie alla differenza della propria densità ossea rispetto alla gravità, di godere di poteri straordinari, ovvero di saltare distanze ed altezze prodigiose e di essere molto più forte degli abitanti… inizialmente schiavo di una delle popolazioni locali, i mostruosi (ma solo fisicamente) Tark, finirà col prendere in mano il destino di un intero pianeta, guidandolo contro la tirannica e predatrice città di Zodanga (e sposando la principessa di Helium, principale avversaria di Zodanga) e le sue potenti eminenze grigie (i Tern).
Il film, targato Disney, è un ottimo prodotto artigianale USA, nel senso che trama, sviluppo, effetti visivi, musiche, ecc. sono tutti di ottima qualità. I problemi, però, sono principalmente due e sfortunatamente finiscono con l’affossare il film.
Innanzitutto, la sceneggiatura: immaginifica e meravigliosa se si considera che è stata scritta 100 anni fa, e dotata di moltissime intuizioni estremamente interessanti, purtroppo risulta già ampiamente saccheggiata in ogni sua idea da una miriade di film e fumetti: a cominciare dai poteri di John Carter (che derivano dalle peculiarità della sua provenienza, la stessa motivazione dei poteri di Superman, che non a caso, nelle sue prime apparizioni, saltava e non volava), il mix di fantasy e fantascienza (Guerre Stellari, Zardoz), gli elementi di fanta-archeologia (Star Gate), gli apparenti elementi acronistici di tecnologia quasi magica, ovvero le macchine volanti, il teletrasporto e raggi prodigiosi abbinati però a fucili e spade, e quasi-peplum (Flash Gordon, con il quale ha moltissime analogie: la provenienza aliena dell’eroe e salvatore, il pianeta selvaggio, le varie razze indigene…), persino il mix western/fantascienza (Ritorno al Futuro III, e il recente Cowboys & Aliens), e il teletrasporto con duplicazione dei corpi (Matrix).
Insomma, niente di nuovo sotto il sole (anche su Marte). John Carter è arrivato troppo tardi, e sfortunatamente trama assolutamente telefonata e recitazioni piatte rendono John Carter immediatamente dimenticabile. Gli attori principali, Taylor Kitsch e Lynn Collins, non riescono a far decollare il film, che insiste spesso su dialoghi scontati e mielosi; e chi aveva più talento (Willem Dafoe e Thomas Haden-Church) viene utilizzato per prestare fattezze e voce agli alieni. La musica è appropriata ma poco ispirata.
Questo ci porta al secondo grosso problema: se tutta questo sensazione di già visto può comunque essere accettabile in un cartone animato (come Wall-E, o gli Incredibili) che ha come target pre-adolescenti con magari un secondo piano di lettura più adulto (Alla Ricerca di Nemo, Up), in un film in carne ed ossa, questo vuol dire noia. Il regista, Andrew Stanton di Wall-E, ha fallito nel comprendere che con un progetto del genere, o si dava un taglio esegetico più importante (le analogie con la vita sulla Terra, le divisioni tra Nord e Sud, Bianchi e Pellirossa, progresso contro conservatorismo), abbinato ad un’introspezione maggiore dei personaggi principali, oppure ne veniva fuori un prodotto (proprio perché è già stato visto tutto da chi ha più di 25 anni) inadatto a tutti se non ad un pubblico pre-adolescenziale. È così è stato.
Ci sarà un seguito? Temiamo di sì. (VOTO: 5/10)