
Iron Man 3- il Demone nell’Armatura
Si conclude la trilogia del “Vendicatore Dorato”, con un cambio in cabina di regia, lo Shane Black che aveva giá diretto Robert Downey jr. in Kiss Kiss Bang Bang.
Il protagonista rimane ovviamente il suddetto Downey jr, nel ruolo di Tony Stark, miliardario, inventore geniale e supereroe nei panni di Iron Man; stavolta affronterá la minaccia terroristica del suo arcinemico su carta stampata, il Mandarino (Ben Kingsley) e del genio criminale suo alter ego, Aldrich Killian (Guy Pearce), che hanno scatenato un inferno di bombe umane sugli Stati Uniti. Ad aiutarlo l’amata “Pepper” Potts (Gwineth Paltrow), la fedele guardia del corpo “Happy” Hogan (Jon Favreau, che era stato il regista dei primi due epidodi) e la new entry, la scienziata Maya Hansen (Rebecca Hall).
Complessivamente, per mood e profondità, Iron Man 3, somiglia più al secondo episodio che al primo, che invece si era distinto come uno dei migliori cinefumetti di sempre, antitesi pop e colorata al Batman di Nolan, capolavoro dark ed iperealistico. Sicuramente, la presenza di Downey jr fu una delle chiavi di quel successo, ma anche il delicato equilibrio di quella trama che era supereroismo con superproblemi, soap opera, umorismo, ma anche sottofondo etico (Tony Stark è un industriale di armamenti che crea inizialmente Iron Man per salvare se stesso), con il secondo Spiderman di Raimi fu probabilmente la miglior rappresentazione su schermo della visione di Stan Lee e di quella Marvel che inaugurò l’Era delle Meraviglie nei lontani anni ’60.
Questo Iron Man, ha l’intuizione di incentrare la storia sui demoni interni che sono in ciascuno di noi, non importa quanto forte sia la nostra “armatura”, e poco importa se invece del tradizionale Demone Nella Bottiglia che afflige l’alcolista ricorrente Tony Stark, ci siano sullo schermo degli inediti attacchi di panico. Da questo punto di vista, l’inizio è molto promettente, con una scena prologo molto evocativa e allo stesso modo é molto interessante come spesso le armature indossate da Tony siano spesso ammaccate, graffiate, quasi a simbolo di un’identitá altrettanto scalfita.
Ecco perchè è un peccato che questo episodio, che conta anche su una fotografia e degli effetti speciali notevoli, con il dispiegamento delle armature in combattimenti volanti (l’ultimo in particolare è davvero spettacolare) che sono l’ideale per esaltare il 3D), e con uno score musicale denso ed epico, finisca con il disperdere ottime premesse in rivoli che rendono troppo fragile il concetto principale. Le motivazioni degli stati ansiogeni di Tony è buttato lì (idem per come si manifestano durante la storia), così come molti personaggi sono assolutamente superflui per la storia, incluso uno dei “cattivi” principali e una delle spalle più importanti del Tony Stark di carta, ovvero James Rhodes (Don Cheadle, a questo punto della trilogia, c’è veramente da domandarsi a cosa sia servito il personaggio che non decolla mai in nessuno dei 3 episodi), che qui veste i panni di Iron Patriot, una versione a stelle e strisce di Testa di Ferro che però qui sembra veramente messo lì per far volume…
In definitiva, troppa carne al fuoco… Lo stesso problema che aveva il terzo SpiderMan di Raimi, con in più il rimpianto di quanto migliore sarebbe potuto essere togliendo e concentrando, piuttosto che aggiungendo e diluendo… Togliendo le già citate punte di diamante della Marvel (Spiderman 2, il primo Iron Man e ci aggiungerei la spettacolarità di The Avengers), direi siamo più in linea con Thor o l’incredibile Hulk. Intendiamoci, siamo comunque molto al di sopra dei vari Ghost Rider, Fantastici 4, Punisher…. Non ci resta che attendere i prossimi Thor 2 e Capitan America 2, sperando che alla Marvel Studios abbiano imparato la lezione. VOTO: 6,5/10