
Interstellar – Viaggio al Termine della Buona Notte
“Non andartene docile in quella buona notte…” è l’incipit e il leit motiv dell’ultimo lavoro del titanico Christopher Nolan, e del poema di Dylan Thomas, che incita l’essere umano ad andare oltre ai confini imposti dalla sua natura: lo spazio, il tempo, la mortalità.
Allo stesso modo, Interstellar racconta dell’incredibile viaggio di Cooper e del suo equipaggio alla ricerca di un mondo alternativo alla Terra, in un prossimo futuro ormai morente. Lascerà i suoi figli con la quasi certezza di non vederli mai più, ma con la convinzione che la sua missione garantirà, a loro e al resto dell’umanità, di proseguire la specie umana.
Film imbevuto di concetti di fisica quantistica, come relatività, singolarità, worm-hole, distorsioni di spazio/tempo, 5 dimensioni, Interstellar può, lo è, apprire molto ostico ad una comprensione profana dei principi e dei presupposti che di fatto ne determinano le premesse: ma superandone i tecnicismi, si mostra come un film con una poetica complessa ed evocata, suscitata dalla metafora del viaggio interstellare, esseri umani che viaggiano nella e verso l’oscurità, in un fragile contenitore.
Da questo punto di vista, visivo e concettuale, non può non ricordare Gravity di Cuaron, ma la somiglianza è meramente superficiale: molto di più, Interstellar è la versione aggiornata di 2001 Odissea nello Spazio di Kubrick, che di fatto ne rappresenta quasi un antefatto (il concetto di fantomatici “loro” che ci aiutano, il punto di arrivo familiare e sorprendente allo stesso tempo, il supporto delle intelligenze artificiali, qui Tars, di là era Hal) con molte sfumature derivate da Inception dello stesso Nolan (vedi i punti di contatto di più sovrapposti-anche fisicamente- uno sull’altro e accanto all’altro).
Ambizioso e riuscito, Interstellar coniuga il voler ricondurre i principi della fisica -una natura terribile, ma mai maligna, come sottolineerà uno dei personaggi- a principi filosofici universali come la vita, il tempo, la morte.
Poco da aggiungere sulle streiptose capacità visive di Nolan (che ha pochi pari nell’attuale panorama cinematografico), stavolta sono lande desolate e spazi infiniti che anche si abbinano come sempre alle bellissime ed evocative musiche di Hans Zimmer e al silenzio tombale del cosmo. Tutto il film trasmette un senso di attesa, di sospensione (2h40 che scorrono sorprendevolmente bene, visto quanto, in effetti succeda “poco” sullo schermo), prima dell’arrivo. Non casualmente il progetto del film si chiama Lazarus, presagio di un trapasso, stavolta non verso la “buona notte” ma attraverso di essa.
Completa il quadro l’ottima performance di Matthew Mc Conaughey, incredibile la maturazione di questo attore negli ultimi anni, e del resto del cast, Jessica Chastain su tutti… Piccola sorpresa saranno le apparizioni di alcuni attori “vip” come personaggi minori.
In pieno stile Nolan, Interstellar è magniloquente, ambizioso, profondo e non per tutti. Ma Per coloro disposti ad affrontare tutto il viaggio con Cooper, la poesia di Thomas non potrà non riecheggiarvi per molto tempo…
“ Non andartene docile in quella buona notte,
I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno;
Infuria, infuria, contro il morire della luce”
VOTO: 8/10