Inside Man (2006)

Inside Man (2006)

Se pensate  a Spike Lee, di certo non lo assocereste a un film del genere noir/heist (rapina), anche se di certo non è neanche più possibile relegarlo tra i registi neri militanti, che lo avevano/lo hanno caratterizzato per lunghi tratti della propria carriera. Dai film del suo esordio (Fa’ la Cosa Giusta, Mo’Better Blues, Jungle Fever, Malcolm X…), Spike Lee è sempre stato un fervente sostenitore della causa “black”, a volte anche con prodotti discutibili (Bamboozled e Miracolo a Sant’Anna su tutti).

Paradossalmente è proprio però quando si libera di questa sua rabbia di rivalsa razziale, mantenendo tuttavia una sua attuale e personalissima visione del melting pot USA, che Lee raggiunge dei risultati strepitosi: se davvero dovessimo indicare l’apice della sua carriera, probabilmente se la giocherebbero due titoli, la 25° Ora e, appunto, Inside Man.

Il primo, da un punto di vista narrativo, è un complesso gioco dei “se” sorto sulle ceneri di Ground Zero e dell’11 settembre, senz’altro atipico per Lee, ma tutto sommato nello spettro dell’azione del regista afro-americano. Ma Inside Man, che racconta di una rapina in una banca ad opera di un particolarissimo team di delinquenti, guidato magistralmente da Dalton Russell (Clive Owen, attore un po’ sopravvalutato, ma qui in un’ottima prova) e dei tentativi di negoziazione da parte dei poliziotti (neri) Keith Frazier (Denzel Washington) e Bill Mitchell (Chiwetel Ejiofor) di tirar fuori una trentina di ostaggi, rimasti all’interno della banca stessa, bene, Inside Man è veramente strabiliante. Un po’ come sentire Jimi Hendrix che suona l’inno americano.

Sotto le spoglie di un genere sicuramente di intrattenimento come quello dei film di rapina, Spike Lee tuttavia con Inside Man impartisce una lezione di cinema indimenticabile: da  un punto di vista della fotografia e della scelta delle immagini…stupefacente la sua Wall Street, un tempio assiro all’interno di canyon di cemento e marmo; da un punto di vista della narrativa, dove ritmo e meccanismi ad orologeria si incastrano alla perfezione; sulla costruzione dei piani di lettura, con il dubbio dell’etica sull’esistenza di un’istituzione come quella bancaria e gli intrecci a volte incestuosi con la politica, abbinato ad uno stile fluido e mai didascalico; su come dipinge un meraviglioso affresco delle etnicità presenti a NY, dove se chiedi in centro, riconoscono qualunque lingua ti venga in mente e dove su 30 ostaggi  trovi almeno una dozzina di etnie diverse; sulla scelta di musica e colonne sonore, un riuscitissimo incrocio de Gli Intoccabili e moderno hip hop; e sulla direzione di attori veramente di talento, Denzel Washington su tutti (come non abbia vinto un oscar per questa interpretazione rimane un mistero), ma anche Jodie Foster (in formissima come non mai in questa pellicola), Christopher Plummer, Willem Dafoe.

Umorismo e tensione sono calibrati alla perfezione: indimenticabile un duetto tra Russell/Owen e Frazier/Washington su quale tipo di drink potrebbe sorseggiare il delinquente se riesce o non riesce a sfuggire alla cattura; e le interviste agli ostaggi/delinquenti da parte dei poliziotti. Se peraltro potete, vedetevi il film in lingua originale, con tutti i vari accenti che caratterizzano il cast, davvero un’esperienza!

Inaspettatamente, Inside Man è uno dei film capitali della prima decade del 21° secolo. Ognuno, proprio come tutti quello che vanno a New York, troverà qualcosa di adatto a sè.

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