
Guardiani della Galassia Vol.2 – Marvel Cosmica, Parte Seconda
Un follow up con un titolo a metà tra Quentin Tarantino ed Elio e Le Storie Tese, del resto il mood impostato dal regista James Gunn sulla franchise più spaziale dei Marvel Studios è quello della commedia, con molti riferimenti alla cultura pop anni ’80. Il primo delle serie (ed ovviamente ci sarà un terzo, senza voler spoilerare niente) fu uno dei successi più eclatanti in ambito cinefumetto, non proprio scontatissimo, visto anche le origini “indie” del regista (suo il particolare Super, prima sua incursione nel mondo dei supereroi, seppur piuttosto particolare), personaggi molto di nicchia (non certo Hulk o Spiderman) e l’assenza al tempo di star di grande richiamo. Invece, non solo il film rese Chris Pratt una stella commerciale di Hollywood, ma di fatto ha aperto le porte ad uno stream di cinefumetto palesemente brillante ed anche un po’ sboccato (non al livello di Deadpool, ma neanche a quello parecchio annacquato di The Avengers).
Il secondo episodio è sempre pericoloso, tranne pochi casi (Vedi L’Impero Colpisce Ancora), in genere è sempre il più debole della serie; è cosi anche per questo?
Smarcata la questione delle origini, che in genere occupa sempre una buona prima parte del primo episodio; stavolta la questione affrontata è quella della paternità del protagonista, Peter Quill/StarLord (Chris Pratt), metà umano, metà alieno… è che padre, visto che si tratta niente poco di meno che un Pianeta Vivente, Ego (niente poco di meno che Kurt Russell), personificatosi in un essere antropomorfo. Insieme ai suoi compagni, Gamora (Zoe Saldana), Rocket (con la voce di Bradley Cooper, forse il più divertente -ma anche il più complesso- della banda), Drax (Dave Bautista) e Groot (Vin Diesel), si recherà sul pianeta proprio per riunirsi al genitore… ma ci sono svariate sorprese, e molte negative. Ancora una volta, ed inseguiti da razze evolute dorate e pirati spaziali, i Guardiani della Galassia dovranno salvare l’Universo!
Rispetto al primo, bisogna dire che le sottotrame sono più numerose, in primis quelle affettive dove si scava nell’intimo dei protagonisti, il significato della famigiia per Gamora (con la new entry Nebula) e la paternità biologica rispetto a quella affettiva per Peter, grazie al rapporto con Ego e soprattutto Yondu (Michael Rooker), forse il personaggio più interessante del film. Effetti speciali di primissimo livello (con il Pianeta Vivente che fa la parte del leone, si dice il più complesso effetto speciale digitale di tutti i tempi), e ovviamente musiche vintage di grande effetto (e titoli finali davvero eccezionali), del resto la nostalgia per gli anni ’80 emerge anche alla presenza di alcune guest star come Kurt Russell, Sylvester Stallone e David Hasselhoff (quello di Supercar!), in un fllm dal gusto kitsch, che fa palesemente l’occhiolino ad un pubblico di quarantenni, oltre che agli adolescenti (un po’ come I Simpson, diciamo). Ritmo alto, anche se, rispetto al primo, l’effetto sorpresa è meno evidente, ma ci sono elementi appunti molto space-soap opera che, non pensiamo casualmente, riprende proprio la trilogia di Guerre Stellari e in particolare questo secondo episodio che ha un’introspezione maggiore e, non casualmente, avvicina Peter a Luke Skywalker, più che a Han Solo che era palesemente l’ispirazione precedente. Intendiamoci, non memorabile neanche questo, ma a differenza dell’insipido Kong Skull Island, 2 ore di intrattenimento di buona qualità.
Cosmico, ma non troppo. Aspettiamo il terzo con discreto interesse, anche perché si preannuncia (nel solito finalino) l’ingresso di uno dei personaggi più interessanti della Marvel dei tempi d’oro (è un indizio!) su carta . VOTO: 7/10