Guardiani della Galassia –  L’A-Team dello Spazio di casa Marvel

Guardiani della Galassia – L’A-Team dello Spazio di casa Marvel

Nuova franchise per l’Universo cinematico Marvel, Guardiani della Galassia si caratterizza dal resto delle attuali produzioni della Casa Delle Idee per l’ambientazione cosmica e prettamente fantascientifica. Regista è James Gunn che già aveva affrontato la tematica supereroistica con Super, dissacrante ma non particolarmente riuscito.

Peter Quill, fuorilegge autoproclamatosi StarLord (e scarsamente riconosciuto… da chiunque!) si trova invischiato nella ricettazione illegale di un oggetto preziosissimo e pericolosissimo: una delle Gemme dell’Infinito, oggetto con il potere di distruggere mondi, e obiettivo di Ronan l’Accusatore, folle genocida intergalattico. Per salvare il pianeta Xandar, Peter troverà insperati e improbabili alleati: la letale Gamora, lo sconnesso ma potente Drax, l’adrenalinico procione mutato Rocket ed il suo compare Groot, un Albero antropomorfo. Insieme diventeranno i Guardiani della Galassia!

Sia nello spirito che nella trama (come si può capire da sopra), Guardians of the Galaxy è un B-Movie molto costoso ed accurato, ritmi serratissimi e decisamente auto-ironici. In particolare, Peter Quill (Chris Pratt, probabilmente al ruolo di svolta nella sua carriera), eroe suo malgrado ma inconsapevolmente leader e destinato ad essere una forza del bene, è una specie di Han Solo di Guerre Stellari adattato ai gusti attuali. E proprio parzialmente a Guerre Stellari, per ambientazioni, mix di razze galattiche, spirito ed atmosfere, che GdG si ispira, specialmente alcune scene di scontri tra navicelle o alcune navi stellari colossali decisamente ricorderanno la saga di George Lucas. Lo sviluppo della trama (da sbandati individualisti a squadra predestinata a salvare l’universo) non potrà non ricordare il primissimo episodio della serie, datato 1977 (che cronologicamente è il quarto… ma lasciamo stare), ed il finale è, come nell’altro caso, ovviamente il lancio di una trilogia.

Altissimi ritmi e molta ironia nei dialoghi, dicevamo, così come fotografia e colori davvero molto immaginifici, saturi, adrenalinici. Tanti I cameo di molti vip, (Benicio Del Toro, Ben C. Reilly, Glenn Close e ovviamente Stan Lee), che nella versione originale si aggiungono alle voci di Bradley Cooper (Rocket) e Vin Diesel (Groot) e che rendono GdG da un punto di vista visivo e concettuale, un fantastico luna park intergalattico, nato per esaltare il 3D.

Dove GdG perde colpi è proprio la profondità: se fosse un vino, avrebbe un bouquet ottimo, bollicine che stuzzicano, ma poco corposo. Tarato per un pubblico teen, ma che strizza l’occhio ai fumettari nostalgici degli anni ’80 (grazie ai vari memorabilia sparsi in qua e là, come i Troll, la cagnetta Laika o Howard il Papero –alzi la mano chi ricorda il suo film! – e all’espediente delle canzoni che fanno da sottofondo… niente poco di meno che in walkman e audiocassetta!), il film è molto lineare e sebbene, talvolta provi ad approfondire la psicologia di alcuni personaggi (Peter su tutti e il suo irrisolto rapporto con le figure genitoriali, ma anche l’iconico procione Rocket, che sotto la sua ipercinesi ipertecnologica, nasconde un’anima tormentata  e sensibile, tanto è vero che è l’unico che comprende Groot, il Chewbacca della compagnia), il film rimane un godibile divertissement senza davvero spessore, spessore che invece è presente in altri prodotti Marvel come il primo Iron Man o, con risultati un po’ meno brillanti, il secondo Capitan America.

Tutto sommato, si avvicina di più come modello, alla coralità pop e sopra le righe di The Avengers, ma senza mai raggiungerne i toni epici, cosa curiosa visto le scenografie e i presupposti di cui GdG poteva godere, che rimane, a tutti gli effetti, una specie di A-team versione galattica.

Insomma: una simpatica e spettacolare scazzottata spaziale. Si poteva sperare di più. VOTO: 7/10

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