
First Man: Il Primo Uomo – Un Piccolo Passo per l’Uomo…
Primo film non musicale del bimbo prodigio della regia degli ultimi anni, ovvero Damien Chazelle di Whiplash e La-La Land, appena 33 anni e già il suo terzo film.
Storia importante stavolta: ovvero Neil Armstrong che , da collaudatore di aerei dell’esercito USA, entra nel programma spaziale della NASA, viene nominato comandante dell’Apollo 11 e il 21 luglio del 1969 diviene ufficialmente il primo uomo a camminare sulla Luna.
Difficile non riportare alla mente l’altro filmone in tematica simile, ovvero Apollo 13 di Ron Howard; con la differenza che in quel caso fu un successo che nacque da un tremendo fallimento; qui stiamo parlando di un’impresa che in quel giorno fu apoteosi di un viaggio lungo 8 anni, dal mitico discorso di Kennedy del 1961 a quel memorabile luglio del 1969, dopo anni di sconfitte ad opera dei sovietici, finalmente vede gli Stati Uniti trionfare.
In realtà le analogie finiscono qui: quello di Howard è un film epico e magniloquente, Chazelle sceglie invece una dimensione intimista, Armstrong come padre, con le sue perdite (la figlia di 5 anni muore per un tumore al cervello; e tutti i colleghi che perdono la vita nei progetti Gemini e Apollo), le sue difficoltà in famiglia, la sua dedizione al lavoro e allo studio, i tanti insuccessi ed esperimenti alla NASA, le difficoltà politiche in un periodo di tumulti e tensioni sociali. Un uomo normale che affronta e vince una sfida sovrumana. Anche il momento più emblematico, la famosa frase “un Piccolo passo per l’uomo, ma un balzo gigantesco per l’Umanità” viene pronunciato nel silenzio cosmico, ma senza preparazione, senza musica in crescendo (come avrebbe fatto sicuramente Howard), quasi privo di gravitas.
In realtà più che a Apollo 13, questo Primo Uomo ci ha più ricordato 2001 Odissea Nello Spazio, la sua freddezza ingegneristica, la sua solitudine, e il mood musicale (salvo Così Parlo Zarathustra, certo!), con la colonna sonora di Justin Hurwitz, e i suoi strumenti d’”epoca” come il Theramin e il Moog. Lo spazio è davvero un abisso nella visione di Chazelle, impressionante nel riflesso del casco degli astronauti.
Ryan Gosling da oscar o quasi. Impressionante la sua capacità di adattarsi in questi anni: e interessantissima la sua visione quasi impiegatizia di Armstrong, con la sua vita americana con la moglie e i figli. Una scena su tutte, lui che, obbligato dalla moglie, deve spiegare ai figli prima di partire per la missione che forse non tornerà.
Era davvero una missione ardua quella di Chazelle rappresentare uno dei momenti più emblematici del Ventesimo Secolo. Perfettamente Riuscita. VOTO: 8/10