Exodus (Dei e Re) – Il Gladiatore contro il Faraone
Dopo il Noè di Aronofosky, torna un Kolossal di dimensioni bibliche (letterariamente), stavolta ci prova Ridley Scott de Il Gladiatore e Robin Hood e sceglie la star principale del Vecchio Testamento, ovvero Mosè. Visto i brutti risultati di Aronofsky, prevedibile immaginare lo scetticismo con cui Exodus – Dei e Re – sia stato accolto.
Storia stranota, e peraltro piuttosto ortodossamente raccontata dal vecchio leone britannico, con un cast stellare, a cominciare da Christian Bale nel ruolo del protagonista, Joel Edgerton in quelli dell’antagonista Ramses ed una miriade di comprimari di lusso come John Turturro, Sigourney Weaver, Ben Kingsley…
Quali le novità apportate da Ridley Scott su una storia arcinota rispetto al suo predecessore storico, ovvero il semi-mitologico I Dieci Comandamenti di Cecil DeMille (quello con Charlton Heston e Yul Brinner, per intenderci, che in genere viene riproposto su Mediaset ogni natale ed ogni pasqua da 30 anni.)?
Molto poche ad essere onesti. Christian Bale è un credibile Mosè, non balbuziente come nella tradizione biblica, ma piuttosto saggio e supereroistico (del resto è lo stesso attore di Batman), con la sua gioventù da generale egiziano, il suo esilio prima sofferto, poi dorato, la rivelazione di Dio, il ritorno in Egitto per liberare il popolo d’Israele, ecc, ecc.
Forse la parte più interessante è proprio il rapporto con Dio, raffigurato come una bambino capriccioso, vendicativo e guerrafondaio (e, ad onor del vero, età a parte, il Dio del Pentateuco così ci appare), che disprezza gli Egizi, falsi dei di “carne e sangue”, e che più volte entra in discussione con Mosè stesso. Bello il dialogo dove, accusato di perdere tempo nell’addestrare gli Israeliti alla guerrilla –buona idea se tu sei uno straccione e il tuo nemico è abbastanza armato da sotterrarti in uno scontro diretto- Mosè rinfaccia al piccolo Dio Impaziente: “ ci hai tenuto 400 anni in schiavitù e ora hai fretta?” un rapporto che accompagnerà Mosè fino alla stesura dei Dieci Comandamenti, anche qui una bella scena tra i due, e all’ultimo viaggio nel deserto, con un vecchio Mosé seduto su un carro accanto all’Arca dell’Alleanza.
Dicevamo, Christian Bale è un credibile Mosè. Il problema è tutto il resto del cast. Con l’eccezione di Ben Kingsley, mai ricordiamo volti tanto male assortiti per rappresentare un popolo dai tempi dei film della Disney anni 50 e 60. Uno si aspetterebbe occhi e colori mediterranei, invece apparentemente Egizi ed Ebrei del 1300 a.c. avevano moltissimi rappresentanti dagli occhi azzuri e volti anglosassoni. Joel Edgerton è un Ramses assolutamente fuori ruolo per caratteristiche fisiche, quasi peggio come interpretazione (talvolta quasi farsesca), e lo stesso dicasi per la Weaver e i vari comprimari. Non poche volte si ha la sensazione di assistere a qualche scena di un film in peplum di una cinquantina di anni fa, e talvolta persino di Brian di Nazareth (!).
Effetti speciali ottimi, e ci mancherebbe, ma non così stratosferici come ci si aspetterebbe da un film dove il Mar Rosso si divide in due; Exodus è a tutti gli effetti un kolossal ma con un sviluppo così piatto (ad esempio il rapporto tra i fratelli Mosè e Ramses) che non sembra neanche un film di Ridley Scott, ma di un qualunque Michael Bay (Transformers) o Roland Emmerich (Independence Day). Ci spiace dirlo, ma è l’opera più brutta della quasi quarantennale carriera del maestro.
Exodus ci appare quindi, per essere uscito nel 2015, perfettamente inutile; quel che è peggio, e visto il nostro tempo cosi sanguinoso, l’idea di realizzare un film basato su una tradizione religiosa dove l’Eroe è guidato da un Dio tremendamente geloso e che ricatta quelli che dovrebbero essere i suoi figli (di qualunque popolo) con piaghe inenarrabili e l’uccisione dei bambini, ci appare francamente poco intelligente. Altro che Charlie Hebdo. VOTO: 4,5/10