Elvis – Elvis Lives (ancora)

Chissà, ci sarà ancora da dire qualcosa sul Re del Rock’n’Roll? A 45 anni dalla sua morte, e svariate iterazioni del suo  biopic con interpretazioni dei vari Kurt Russell, Jonathan Rhys Meyers, Michael Shannon la risposta appare ardua.

Ci prova il redivivo  Baz Luhrmann, dopo anni in sordina. Il regista di Romeo + Juliet e Moulin Rouge offre il suo tocco, barocco, estremo, coloratissimo, lustrini, magari storicamente non accuratissimo, e soprattutto, oltre al re, mette al centro della scena il suo manager, il Colonnello Parker, l’uomo che ne fece una leggenda, ma, si dice (ed è anche la tesi del film, senza fare spoiler), ne fu anche la rovina.

Anzi, è proprio il Colonnello Parker, qui interpretato dal solito eccellente Tom Hanks negli ultimi anni della sua vita, a rendere il racconto un flashback di come andarono le cose: con il suo ragazzo che lui considera “la più grande attrazione” di tutti i tempi, che ancheggiando e dimenandosi mentre canta conquista il pubblico femminile, gli mostra il frutto proibito che diventerà il rock’n’roll con lui, e da li, il cinema, Las Vegas, la leggenda.

Dobbiamo dire che lo stile di Luhrman si adatta molto bene a raccontare la vita del re: gli anni ’50 colori pastello e vita da circo, le commistioni di Elvis con il mondo dei neri di quegli anni, gli ambienti jazz, e poi Hollywood e Las Vegas… insomma, ce lo vedevamo bene ed infatti funziona. Soprattutto i primi anni, con quell’energia de Re ventenne che sprizza ovunque, è davvero notevole e ci ha ricordato proprio i vortici di Moulin Rouge, con i costumi sopra le righe di Elvis -questi si, accuratissimi- praticamente perfetti).

Come dicevamo, magari storicamente non accuratissimo per i cultori di Elvis, anche se il protagonista, il semi-sconosciuto Austin Butler, fa un lavoro eccellente. Somigliante si, ma soprattutto le movenze ne fanno uno dei punti chiave del film. Rispetto ad un Bohemian Rhapsody/Freddy Mercury di Rami Malek, forse un po’ meno tridimensionale (ma è il tema generale del film), più in linea rispetto al RocketMan/Elton John di Taron Egerton.

A dire la verità, però forse questo è il film che ci è piaciuto di più dei 3: l’impronta stilistica è davvero notevole; nonché la modernizzazione di molti dei temi musicali che sbucano ogni tanto anche nel film (oltre che nei bellissimi titoli di coda). Meno riuscita la parte finale, quella del declino, ma fino al grande ritorno del 1970, è davvero un grande spettacolo, ed in generale, ci ha convinto il tono da circo della vita di Elvis, che prima lo esalta, infine diventa una gabbia dorata, fino ad abbatterlo, come un purosangue spremuto dal padrone. Niente magari di nuovo, ma davvero notevole, uno spettacolo che vale il prezzo del biglietto, e senza bisogno di aggiungere niente, neanche un bis. Come annunciavano alla fine degli spettacoli del Re: “Elvis ha lasciato l’edificio”. VOTO: 7,5/10

 

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