
Effetti Collaterali – Sesso, Bugie e Antidepressivi
Soderbergh si conferma regista assai prolifico (nonché versatile), essendo ormai Effetti Collaterali, il terzo film consecutivo dal 2011 ad oggi dopo i non trascendentali Contagion e Magic Mike, dei quali peraltro riprende i due attori principali ovvero Jude Law e Channing Tatum. Stavolta si tratta di un thriller: il dottor Jonathan Banks (J.Law) prescrive dei farmaci antidepressivi a Emily (Rooney Mara), che la porteranno ad un sonnambulismo omicida nei confronti del marito, l’ex detenuto Martin (C. Tatum). La carriera di Jonathan crolla, ma c’è qualcosa di impercettibilmente strano nel caso, e dunque si improvviserà detective con l’aiuto del precedente medico curante di lei, ovvero Victoria Siebert (Catherine Zeta Jones).
Decisamente chiusa la fase sperimentale dei tempi di Sesso, Bugie e Videotape o Traffic o Bubble, Soderbergh ci propone con questo film quello che inizialmente è un dramma della psiche per poi sfociare in un thriller dall’impianto abbastanza classico, ma con qualche bella stoccata al sistema delle sperimentazioni cliniche foraggiate dalle case farmaceutiche, con le loro pubblicitá che ne incitano un uso consumistico. Amaramente ironico il motivo che viene addotto dal dottor Banks quando gli viene chiesto come mai si sia trasferito negli USA dal Regno Unito: “quando in Inghilterra si va dallo psichiatra e si prendono pillole è perchè si sta male, in USA invece è per stare meglio”.
Dicevamo chiusa la fase sperimentale, ma sono molte le le lezioni che il regista si è portato dietro dai suoi primi lavori, in particolare le atmosfere torbide e sensuali, ma dalle colorazioni plumbee che pervadono la pellicola, non casualmente sottolineandone i toni che sfumano nella consistenza di un sogno, o meglio ancora di un incubo…
Sicuramente, Effetti Collaterali è un’opera migliore rispetto agli ultimi lavori, e le recitazioni della Mara e di Law, che oscillano tra la depressione e l’ansia, sono piuttosto buone (meno quella di Tatum e della Jones); la commistione di generi, seppure non particolarmente innovativa, funziona bene, anche se, purtroppo , le spiegazioni, soprattutto ad un certo punto, abbondano, togliendo quello sforzo allo spettatore che renderebbero il tutto più interessante e meno didascalico…. Una tendenza che inizia ad essere sin troppo ricorrente ultimamente, vedi generi anche molto diversi tra di loro, come Lincoln o Oblivion, Quasi che il mainstream di hollywood stia adeguando il target in basso… Un escamotage per facilitare la comprensione, ma non la narrazione complessiva che ne risulta impoverita.
In definitiva, si tratta di un film di buon livello e di un discreto thriller con un finale cinicamente soddisfacente… E un’immagine finale che ci racconta di come nel nostro mondo di psichiatri da talk show e farmacisti da supermercato, la follia sia più normale, e la normalitá più folle, di quanto pensiamo. VOTO: 7/10