Doctor Strange – Il Lato Psichedelico della Marvel

Doctor Strange – Il Lato Psichedelico della Marvel

Il più psichedelico degli Eroi Marvel, nato nel 1963 dai creatori di Spiderman (Stan Lee e Steve Ditko), nonché uno dei primissimi della Casa delle Idee ad essere pubblicato in Italia, nel 1970.

Nonostante sia stato uno dei personaggi che si vociferava già negli ’90 essere in procinto di essere portato sul Grande Schermo (addirittura da Wes Craven, il compianto maestro di Scream e Nightmare, che lo voleva fortissimamente), arriva in pratica dopo che gran parte dei suoi colleghi ha già avuto un’incarnazione cinematografica. Regista lo Scott Derrickson dei non trascendentali (nonostante la tematica) Ultimatum alla Terra e Sinister; ma con l’asso nella manica di un grande cast: Benedict Cumberbatch, Tilda Swinton, Chiwetel Eljiofor, Mads Mikkelsen.

Stephen Strange, chirurgo strapagato ed egocentrico, perderà l’uso delle mani in un incidente automobilistico e, dopo aver perso la speranza nella scienza occidentale, riceve una dritta: nel Nepal c’è chi può curarlo, ma troverà molto di più: la strada per accedere ad altre dimensioni, detta volgarmente magia. Ma non è tutto: il suo Maestro, l’Antico è a capo di una Setta che protegge il Mondo dalle Minacce Interdimensionali, su tutti il terribile Dormammu e il suo zelota, Kaecillus, rinnegato della stessa Setta a cui appartiene lo stesso Strange…

Molto diverso da tutti gli altri film di casa Marvel, intanto per il mood del film, tra Matrix e Inception, e poi per il personaggio stesso, decisamente il meno muscolare di tutto il colorato Pantheon dei vari Iron Man, Captain America, Avengers, Guardiani della Galassia. E onestamente, un cambio era davvero necessario, visto che il format, per quanto quasi sempre di ottima qualità (vedi l’ultimo Cap: Civil War), iniziava a mostrare la corda. E, sebbene non sia il più originale dei primi episodi (ovvero le origini del personaggio), proprio il tono spirituale e psichedelico (con tanto di riferimenti a 2001 Odissea Nello Spazio e Pink Floyd) e il mix tra arti marziale,  magie e i fenomenali paesaggi in cui si muovono i personaggi lo rendono forse il film visivamente più interessante del genere dai tempi dello Spiderman di Raimi. Finale che, si preannuncia scontato, invece la soluzione risulta essere davvero ingegnosa, e in linea con la natura metafisica del personaggio principale.

Gran merito agli attori, va detto: un Cumberbatch su cui il personaggio sembra praticamente cucito addosso, con un humour raffinato e mai sopra le righe (a differenza di altri del genere; e lo stesso vale per tutto il resto del film) e che ha un’evoluzione assolutamente credibile; ma anche la Swinton, per l’occasione calva, e con toni ambigui davvero enigmatici (e protagonista della scena più bella e suggestiva di tutte le due ore della pellicola); cosi come Ejiofor e Mikkelsen.

 Applauso alla Marvel, che, fuori dai pezzi da novanta (mondo Avengers, ma anche Guardiani Della Galassia, dove deve giocare senza rischiare) come era successo in Ant Man e ci mettiamo anche Deadpool (che non è dei Marvel Studios) , si prende delle belle soddisfazioni, come in questo caso. Forse la sorpresa di fine anno del cinema fantastico. VOTO: 8/10

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