
Dallas Buyers Club – Il Lato (Siero)Positivo della Vita
Proprio vero che non si dovrebbero giudicare i cavalli vincenti alla partenza. Cosi come non si dovrebbero giudicare gli attori se non dopo un percorso di scelte. Prendiamo Matthew McConaughey: inizio promettente tra Spielberg e Zemeckis, poi però scivola in tutta una serie di filmetti dove può avvantaggiarsi di fisico da fusto e mascellone da supereroe… Non passa per un fulmine di guerra, tanto è vero che diventa proverbiale l’imitazione un pò da tamarro che Matt Damon gli riserva ogni volta che va al David Letterman Show (cercatele su youtube…)
Però però però: il buon Matthew negli ultimi anni inizia a scegliere i suoi film, e sono dei bei rischi perchè si trova in film piuttosto violenti (Killer Joe) o controversi (Magic Mike), o si ritaglia dei cameo per niente facili (The Wolf of Wall Street). Insomma, esce dalla sua area di comfort, smette di fare film da popcorn, e nel 2013 si prende la briga di produrre una sceneggiatura che non riusciva a trovare finanziamenti dalla metà degli anni ’90 (sic!), ovvero Dallas Buyers Club, che finalmente esce quest’anno.
Film scomodo perchè innanzitutto parla di AIDS, ma soprattutto perchè punta il dito contro una certa azienda farmaceutica (ovviamente mai citata direttamente nel film), rea di aver bloccato la sperimentazione negli USA su certi farmaci, per mantenere alto l’interesse sul proprio. DBC segue proprio la storia di Ron Woodroof (il nostro Matt), elettricista e cowboy da rodeo, zoticone razzista e omofobo, il cui mondo un giorno crolla: nel 1986, gli viene diagnosticato l’AIDS in fase avanzata, aspettativa di vita, 30 giorni. Ridotto alla disperazione, si rivolgerà ad un medico messicano, che non solo lo aiuterà a curarsi, ma gli darà un nuovo senso: fonda un gruppo di acquisto a Dallas per importare medicinali non autorizzati per curare tutti i malati come lui. Inutile dire che si scontrerà con l’organizzazione sanitaria USA (evidentemente pressata da qualche lobby); ma avrà degli alleati, il trans Rayon (Jared Leto, altro veterano di ruoli scomodi, vedi l’amante gay di Alessandro Magno ed il tossico spacciatore di Requiem per un Sogno) che diventerà suo socio, poi amico fraterno, e il medico Eve (Jennifer Garner), prima suo avversario, poi alleato.
Non solo McConaughey porta agli estremi la sua interpretazione (ha perso oltre 20kg per la parte), ma di fatto rappresenta la punta di diamante (da Oscar? Assolutamente si) di un film, diretto da Jean Marc Vallee, non eccezionale, soprattutto nella sceneggiatura e nel ritmo della narrazione. Ma è quanto sincero e credibile che ci appare il Ron di McConaughey (così come il Rayon di Leto) che valorizza cosi tanto il tutto. E quando sarebbe stato più facile cercare il pietismo e la lacrima facile, DBC finisce invece con l’esaltare il potere dello spirito di fronte all’avversità degli eventi: potere di modificare se stessi e le proprie convinzioni, e tramite di esse la realtá. Quando sembra che tutto stia per finire, Ron trova un nuovo significato in quello che decide di fare, diventando una persona migliore di quanto sia stato in tutto il resto della sua esistenza. Ecco perchè alla fine della visione, a differenza di Philadelphia (giusto per citare il film più famoso sullo stesso argomento), DBC lascia in qualche modo un senso di compiutezza, di ottimismo quasi cosmico, e di come la vita possa regalare in intensità quello che non sempre concede in lunghezza, senza preconcetti di giusto e sbagliato. Riconciliante. VOTO:7,5/10