
Cogan Killing them Softly -Morire di Piombo e di Solitudine
In un certo senso, i registi che sono anche sceneggiatori sono un po’ come dei cantautori, che cantano delle persone che hanno conosciuto e dei luoghi che hanno vissuto, ma soprattutto sono interessati a raccontarsi attraverso i dialoghi dei personaggi, ognuno di questi una scheggia non necessariamente coerente della loro personalità.
Così è anche nel caso di Andrew Dominik, che già aveva diretto Brad Pitt ne L’Assassinio di Jesse James, dove il bandito protagonista, una specie di figura mitica, veniva ammirato, amato e infine ucciso da un suo seguace. Anche qui Brad Pitt impersona un bandito, il killer a pagamento Cogan, una specialista al soldo di una organizzazione criminosa, tanto misteriosa quanto curiosamente simile ad un’azienda in certe dinamiche. Il suo “referente” è l’anonimo Richard Jenkins, che rappresenta l’organizzazione, sempre alle prese con il compito di far quadrare il volere dei propri capi e il budget (con qualche operazione di cost-saving paradossale come convincere il killer ad usare la seconda classe invece della prima…!).
La trama è ambientata nel 2008, durante i giorni dell’elezione di Barack Obama, e racconta dell’operazione di vendetta nei riguardi di 3 ladruncoli che svaligiano una bisca ed incastrano un altro poveraccio come loro… Cogan, professionista impeccabile, ci metterà pochissimo a rintracciare i maldestri delinquenti.
Visivamente molto raffinato, il film abbonda di colori lividi e pallidi, anche in piena notte, quasi a simboleggiare una realtà così diversa da quella rappresentata dai televisori che proiettano costantemente il Blu ed il Rosso di una mondo politico così lontano da quella tempesta (finanziaria) che ha appena iniziato a creare disastri. Un mondo cinico, disincantato che confonde manager e killer, che risulta completamente privo di quegli ideali che raccontano in tv. Esplicitamente violento, ma che indulge in massacri e pestaggi al rallentatore, sottolineati da musiche anni 50 e 60 dolci e morbide, a degna rappresentazione del titolo (“ucciderli dolcemente”).
Il film risulta alla fine essere un pregevole incrocio tra Kill Bill di Tarantino e Trainspotting di Boyle, l’uno per l’attenzione dei dialoghi (che spesso risultano essere dei veri e propri monologhi a volte di svariati minuti, come nel caso del killer depresso interpretato da James Gandolfini), l’altro per la disinvoltura con cui il ritmo accelera e rallenta quasi come sotto l’effetto di sostanze psicotrope.
Cogan – Killing Them Softly è (alla stregua dei due film citati in precedenza) più di un semplice thriller, denunciando un mondo ingrigito e anonimo, dove tutti muoiono di piombo o di solitudine, o di entrambe le cose come nel caso di Trattman/Ray Liotta, dolente e patetico perdente. Come dice Socrate, nel suo Processo: “È giunto ormai il tempo di andare, o giudici, io per morire, voi per continuare a vivere. Chi di noi vada verso una sorte migliore, questo solo Dio lo sa”. VOTO: 7,5/10