
Carnage – Massacriamoci, ma civilmente…
Iniziamo con una nota, il titolo originale è God of Carnage (il Dio del Massacro, basato su un’affermazione di uno dei 4 protagonisti), passi che il titolo non venga tradotto in italiano per motivi di opportunità commerciale, o in questo caso -con tutta probabilità- religiosa, però a questo punto perché dare un titolo in inglese non suo? Lasciando stare questa piccola nota polemica, e passando al film di per sé, la trama è semplice che più semplice non si può… un bambino ferisce un altro e i rispettivi genitori si incontrano per dirimere la questione in modo civile… tutto qua. con eccezione dei titoli di testa e di coda, tutta l’azione si svolge nella casa di una delle coppie, lei bibliotecaria e scrittrice poco più che aspirante (Jodie Foster), lui commerciante di articoli per la casa (John C. Reilly). L’altra coppia è composta invece da un’analista finanziaria (Kate Winslet) ed un avvocato (Cristoph Waltz). Pur iniziando nel migliore dei modi, lo sviluppo della discussione degenererà irreversibilmente ed implacabilmente verso… il massacro (civile, beninteso). Il film , tratto da una piece teatrale, appartiene alla miglior tradizione di film d’interni statunitense, quello a cui appartengono Americani e The Big Kahuna, per intendersi, con dialoghi serratissimi e interpretazioni assolutamente superlative. Molto bello il suggerimento visivo del regista, dove inizialmente l’incontro si svolge sotto una specie di velatura, simbolo dell’ipocrisia delle nostre convenzioni, e successivamente i colori diventano più accesi, vividi… il vomito di una delle protagonista rappresenta la catarsi e l’inizio della (cruda) realtà. L’episodio dell’incidente tra i figli, diventa una scusa per parlare della condizione della civiltà occidentale, che per quanto sublimata in etichette e convenzioni (tra cui la legge), rimane solo il coperchio di una pentola di passioni e violenze in ebollizione, dove gli individui (soli) si alleano ora con l’uno ora con l’altro non per spirito di fratellanza, ma per aggredire il “diverso”. Chi accetta questa condizione (i figli) vive serenamente il conflitto e le riappacificazioni, come se semplicemente fossero un alternarsi di necessarie stagioni, ed in definitiva, si adattano all’ambiente e lo accettano come un dato di fatto (il criceto, sperduto nel parco, ma finalmente fuori dalla gabbia). Ottime le interpretazioni, con Waltz (quasi un nuovo Gene Hackman) adorabilmente insopportabile nella parte dell’avvocato blackberry-maniaco, e aperto sostenitore della onesta e naturale stato di ferocia degli esseri umani, e la Foster, inconcludente progressista buonista, che cerca di educare il mondo intorno a sé, e finta pacifista che di fatto è l’elemento scatenante e a più riprese del “massacro”. Comunque molto buoni sia Reilly che la Winslet. In definitiva, Carnage è probabilmente il miglior Polanski dei tempi recenti (vedi L’Uomo nell’Ombra e Oliver Twist), con una regia asciutta, ovviamente incentrata sui (magnifici) protagonisti, e, quando serve, claustrofobica. Non prende davvero posizione tra la naturale ferocia e l’ipocrita civiltà, piuttosto lo fa tra l’onestà dei ragazzi e le pretese dei genitori. I “grandi” si massacrano indipendentemente dalle loro (buone o cattive) intenzioni. Ma civilmente. VOTO: 8,5/10