Birdman – La Vita Segreta dei Supereroi (quelli finti)
Che differenza c’è tra Superman e Batman? Come ci insegnò Tarantino in Kill Bill: Batman è il travestimento di Bruce Wayne per combattere il crimine, Superman (o Kal El se siete dei fan puristi) invece deve travestirsi da Clark Kent per vivere in mezzo agli uomini.
Sostituite l’identità dei supereroi con quella degli attori, ed ecco la tematica principale del film di Alejandro Inarritu, già regista di Babel e 21 Grammi: il protagonista é Riggan Thompson, protagonista di un cinefumetto di successo di 25 anni fa, e che decide di rilanciarsi a Broadway, producendo, dirigendo, ed interpretando una piece drammatica. Birdman di fatto racconta i 5 giorni delle prove ed anteprime del suo spettacolo, fino alla sera della prima assoluta, dove sa di trovare il terribile critico teatrale che ha già dichiarato di volerlo stroncare solo per i suoi trascorsi holliwoodiani. Riuscirà Birdman a trionfare contro il suo nuovo temibile avversario? E chi è davvero il suo più temibile avversario?
Film fatto di dialoghi, e di dramma recitato all’interno del film stesso, Birdman è un’opera virtuosistica ed impegnativa da tanti punti di vista: già il fatto che sia una dramma all’interno di una dramma, vera e propria scatola cinese, è già una bella sfida per lo spettatore; in più alcune scelte, come quella a volte estenuante e claustrofobica di non avere mai uno stacco di scene, ma fondamentalmente un passaggio di soggettiva quando cambiano i personaggi sullo schermo, quasi un piano unico di quasi 2 ore, dove spesso la realtà si scambia con l’immaginario del protagonista. Così come la scelta di non avere un vero e proprio score musicale, se non una batteria jazz che ne scandisce l’incedere. Ma: funziona.
Cosi come non facile è La stessa tematica dell’identità delle persone, degli attori principalmente (che vivono le vite di mille persone), ma in verità di ciascun essere umano, alle prese con un unico io narrante della propria esistenza e mille ruoli, qualcuno di successo e qualcuno no. Un pò, se vogliamo, come i supereroi post moderni, alla Watchmen per intenderci, perennemente in crisi di identitá. Alla fine come scegliamo il nostro vero io? Dove siamo veramente noi stessi? Non a caso, il dramma rappresentato è di Raymond Carver, grande scrittore USA, narratore per eccellenza di drammi a volte maestosi, ma spesso invisibili, delle persone comuni, e non per questo meno reali di ciò che viene rappresentato al telegiornale o sul grande schermo.
Non possiamo non parlare dei protagonisti del film, davvero bravissimi ed affiatatissimi: Michael Keaton è praticamente un vero e proprio meta-protagonista, lui stesso é stato un supereroe sul grande schermo, ovvero il Batman di Tim Burton a cavallo tra gli ’80 e i ’90, poi scomparso di circolazione salvo qualche tentativo di riproporsi in altri ruoli… Si metterà letteralmente a nudo pur di dimostrare quanto vale in una scena memorabile, lui che attraversa Broadway in mutande pur di raggiungere il suo spettacolo. I suoi monologhi con il suo alter ego, le sue allucinazioni (…attenzione, però… Fino alla fine) , la sua disperazione, la sua imprevedibile e virtuosa ignoranza da celebrità sono l’ossatura del film, ma bravissimi anche Edward Norton, il “vero” attore che recita solo nella vita reale, uno Zach Galifianakis irriconoscibile fisicamente e recitativamente, ed Emma Stone, con i suoi occhi perennemente sgranati sulla vita.
Film anche ridondante e non digeribilissimo come nella miglior tradizione di Inarritu, Birdman è però un film da vedere, anche più di una volta. Ricorda per più di un verso, una sintesi moderna di Robert Altman (A metà tra Radio America e America Oggi, tratto proprio dai racconti di Carver) ma con il ritmo di un Carnage di Polanski. Un film originalissimo, intelligente e a tratti irresistibile… E L’ultima enigmatica immagine di una Sam mai cosi sorridente in tutto il film non potrà non farvi sussultare. Materiale da Oscar. VOTO:8,5/10