
Apes Revolution (Il Pianeta delle Scimmie) – Cesare non deve morire
Classico esempio di pasticcio all’italiana, il titolo in inglese di questo secondo episodio della nuova franchise delle Scimmie, è dovuto al fatto che la traduzione italiana del primo episodio era esattamente L’Alba del Pianeta delle Scimmie, ovvero la traduzione letterale di questo (Dawn of the Planet of The Apes) e dunque si è dovuto procedere con questo escamotage filologico piuttosto ridicolo… ma lasciamo stare.
Cambio di regia, stavolta è il Matt Reeves di Cloverfield ad occuparsi delle peripezie di Cesare, scimpanzè (con le fattezze di Andy Serkis) evoluto che guida la sua ormai numerosa tribù di scimpanzè altrettanto evoluti, in un mondo in cui gli umani sono stati sterminati da un virus, generato all’interno di un laboratorio. Quando la tribù si imbatterà in un drappello di umani, desiderosi di utilizzare una centrale idro-elettrica all’interno del territorio di Cesare, il destino è purtroppo segnato: e per quanto lo stesso Cesare ed alcuni umani sognino di vivere in pace tra diverse specie, sono i loro simili (di entrambi i lati) a scatenare un finale inesorabile come la storia.
Reeves, che ben capitalizza l’esperienza apocalittica di Cloverfield in questo episodio altrettanto apocalittico (e che dirigerà il terzo episodio nel 2016), disegna Apes Revolution come una tragedia shakespeariana, laddove il leader, non casualmente chiamato Cesare, è magistralmente interpretato e rappresentato: pur credibilmente scimmiesco, Serkis connota il suo personaggio di nobiltà, saggezza e gravità. E così la sua famiglia, reale ed allargata, il suo passato tormentato, la sua sagacia politica, tutto veramente ben rappresentato con tanto di tradimenti imprevedibili ed alleanze trasversali. In particolar modo, le ultime scene finali, dove chiama a raccolta il suo popolo, sono particolarmente riuscite, ma è tutto l’impianto ad essere ben costruito e, sebbene non particolarmente imprevedibile (ma in fin dei conti non lo era neanche Shakespeare!), le interazioni tra i personaggi (con dialoghi comprensibilmente all’osso, visto che si tratta pur sempre di scimmie semi-evolute) ne sono un punto di forza, così come la straordinaria espressività delle scimmie (miracoli della CGI), le immagini spettacolari eppure sempre chiare e delineate anche in situazioni estremamente dinamiche come inseguimenti e combattimenti, e le musiche azzeccatissime di Michael Giacchino.
Davvero notevole come questa nuova (futura) trilogia abbia stravolto ma allo stesso tempo ammodernato la vecchia serie, il cui primo episodio è datato 1968: sostituito lo spettro del conflitto nucleare con quello dello sterminio biologico (decisamente attuale… ed infatti dopo il virus della mucca pazza, l’influenza suina e quella aviaria, ecco la peste delle scimmie a chiudere il cerchio!), ne coglie però in piena freschezza tutta l’attualità del messaggio politico e sociologico di allora: basteranno pochi uomini di buona volontà ad opporsi alle nuove tenebre della ragione, ovunque esse siano? Siamo semplicemente destinati a ripetere la Storia? Nello sguardo fin troppo umano di Cesare, forse la risposta.
Molto soddisfacente questo nuovo Pianeta delle Scimmie: un secondo capitolo meno citazionista , ma decisamente più cupo (e violento) del precedente episodio, ma le premesse lanciate 3 anni fa sono state perfettamente sviluppate, e anche meglio di quanto ci si poteva attendere. Fantascienza di grande Spessore, per sognare e capire. VOTO: 8/10