Ant-Man and the Wasp – Il Mondo è Piccolo, Chi Si Rivede
Dopo il colossale scontro di titani che è stato Avengers: Infinity War, non ci poteva che essere il più piccolo degli eroi Marvel ad uscire sugli schermi, ovvero Ant-Man nel suo sequel dopo il primo episodio datato 2015.
Sempre diretto da Payton Reed, e sempre nella sfumatura più accentuata della commedia, che ne aveva già caratterizzato il suddetto primo episodio: tutto sommato, dopo tutta quella gravitas sfoggiata in Infinity War, questa leggerezza ci stava pure bene. Ad onor del vero, Ant-Man And The Wasp è ambientato qualche settimana prima del mega-crossover di casa marvel (come si capirà nel primo dei finalini che ormai sono uno standard dei Marvel Studios – e attenzione, che sarà un finale piuttosto drammatico, considerato il tono del film).
Scott Lang (ovvero Ant-Man, ovvero Paul Rudd) sta ancora scontando gli arresti domiciliari dopo gli eventi di Civil War; ma con la compagnia della figlia Cassie (che vive con la madre – separata da Scott) e il lavoro come esperto di sistemi di sicurezza con il socio Luis, sembra tutto sommato condurre una vita in piena ripresa. Ma sarà coinvolto dal suo mentore, Hank Pym, e la figlia di lui, Hope alla ricerca della moglie/mamma Janet, sperduta nei reami del sub-quantico dopo una impresa di più di 20 anni prima… Solo che nella realizzazione dei mezzi per il salvataggio, grazie ad un fantastico laboratorio portatile (con tanto di maniglia stile trolley), attirerà le attenzioni di un delinquente da quattro soldi, Burch, e un nuovo supercattivo, il Fantasma… Fortuna che Hope si scopre essere una degna socia in azione e superpoteri di Ant-Man, ovvero Wasp.
C’è da dire che, se possibile , le sfumature da commedia di Ant-Man, che si sposano alla perfezione con la filosofia di casa Disney, sono ancora più marcate, tanto che questo è in assoluto il film più da famiglie che i Marvel Studios abbiano portato sullo schermo;rispetto al primo, invece, vengono sviluppati e resi protagonisti i comprimari di Lang, ovvero Hope/The Wasp (Evangeline Lilly), e soprattutto Hank Pym, un ottimo Michael Douglas, a cui fa da contraltare il rivale/amico Bill Foster (Laurence Fishburne). Se ci mettiamo anche Michelle Pfeiffer (Janet Van Dyne, sempre splendida a 60 anni suonati), uno dei grandi meriti del film è di rivedere tre bravissimi attori “senior” non più sempre presenti nelle produzione di Hollywood). E davvero bravi la gang di supporto di Scott ovvero Luis (Michael Pena), TI e Kurt, trio efficacemente comico. Nei momenti migliori (la seconda parte, quando affrontano il -fantastico!- mondo subatomico alla ricerca di Janet), lo spirito del film ricorda i migliori Fantastici Quattro dei fumetti, una famiglia di esploratori dell’ignoto (e niente a che fare con le brutte versioni degli F4 viste sinora sul grande schermo). I cambi di dimensione dei nostri eroi, incluse un set di automobiline che sembrano uscite da Hot Wheels (e in parte lo sono), tecnicamente sono impressionanti. Scena top: il “gigante” Ant-Man che appare accanto alla nave dove uno dei cattivi sta fuggendo.
Rimane però un film della Disney che nei peggiori dei momenti ricorda Tesoro, Mi si Sono Ristretti i Ragazzi, con le gag stile I Viaggi di Gulliver a volte un po’ scontate. Come dicevamo è un film leggero, ma non come Deadpool (sboccato e sempre per “adulti”), più come un film dove i genitori possono portare i loro figli in tranquillità (e farsi qualche risata politicamente corretta). I cattivi non sono mai davvero cattivi, Burch è un cattivo goffo e ridicolo, il Fantasma semplicemente non ha spessore (scusate la battuta): insomma, manca un antagonista degno di nota, e per un film di supereroi è un bel problema, se vuole fare il salto di qualità.
Insomma: se Spiderman è diventato il personaggio Marvel per i teen-ager, Ant-Man (and The Wasp) sembra candidato ad essere il personaggio per famiglie, con tutti i pregi e difetti. Secondo noi, un po’ riduttivo (ri-scusate la battuta). VOTO: 6,5/10