300 L’Alba di un Impero – Questa è ATENE!

300 L’Alba di un Impero – Questa è ATENE!

Ben 7 anni dopo il suo predecessore, esce l’attesissimo sequel di 300. Cambio alla regia: non più Zack Snyder (che poi porterà sul grande schermo un altro caposaldo del mondo delle graphic novel, ovvero Watchmen, e rivitalizzerà Superman), ma l’israeliano Noam Murro;  da un punto di vista cronologico, questo sequel in realtà avviene prima, durante e dopo il prequel e ci racconta le gesta di Temistocle, assurto alla gloria uccidendo il re persiano Dario nella battaglia di Maratona (si, proprio QUELLA Maratona), poi divenuto generale ateniese che avrà il compito di unire i greci per fermare l’avanzata del figlio di Dario, ovvero Serse, il Dio-Re,  e il suo generale, la greca rinnegata Artemisia. Il tutto in un periodo di circa dieci anni, rispetto ai pochi giorni della Battaglia delle Termopili, tema del primo 300 e che sono in pratica “contenuti” in questo.

Se il primo 300 era direttamente basato sulla Graphic Novel di Frank Miller (per tanti versi era una mera e fedele –per questo criticata- trasposizione di quelle bellissime tavole), questo lo è solo in parte, in quanto “Xerxes”, nuovo lavoro del maestro statunitense, che avrebbe dovuto essere la base di questo film, è ancora largamente incompleto (slittato dal dicembre 2013 al dicembre 2014… e molti temono sulla qualità finale visto che il genio di Miller è sembrato un po’ in declino negli ultimi anni). quindi, comprensibilmente, l’Alba di un Impero, si rifà al mood del predecessore con i colori saturi (sostituendo il Rosso di Sparta con il Blu di Atene) e stavolta ci aggiunge il plumbeo della terra macchiato del rosso del sangue versato (e ce ne sarà molto), cieli altrettanto plumbei attraversati da perenni scintille (prima presagio e poi memento del destino di Atene), e il petrolio del mare, stavolta luogo di battaglia primario (l’atto finale è la famosa battaglia di Salamina).

Come nel primo 300, emerge la tematica della contrapposizione tra la mistica tirannia dell’Impero Persiano, i cui soldati sono milioni di schiavi; e l’oasi di libertà e giustizia delle Città Stato greche, difese da pochi uomini liberi e che, nella visione di Miller (1998) era una contrapposizione tra mondo occidentale e mondo orientale; con in più la necessaria complementarietà del ruolo di riformisti ateniesi (l’Europa, che favorisce il progresso) con i militaristi Spartani (gli USA, che difendono i confini, reali e non).

Proprio da quest’ultima tematica, emerge bene il ruolo di Temistocle, leader moderno rispetto al sovrumano, roboante, manicheo, per certi versi ottuso Leonida che non potrà che abboccare all’offerta fattagli dai Persiani per una “magnifica morte”, come dirà lo stesso Temistocle. E se Leonida pianifica la sua nobile morte secondo la Legge di Sparta per unire i Greci, Temistocle più pazientemente ed umilmente sopravvive per tessere strategie per unire le rissose città greche (unica chiave per sconfiggere i Persiani) e per inventarsi tattiche geniali per affrontare le mostruose navi da combattimento del nemico con soldati e navi “normali”: frutto di una diversa cultura, Temistocle sfrutta l’ingegno ed ispira la motivazione di chi combatte per la propria famiglia, rispetto a chi lo fa sotto la frusta dei padroni.

Tutto bello? Si, anzi no. Putroppo l’Alba di Un Impero soffre della sindrome di Kick Ass 2: non aggiunge abbastanza al predecessore se non una maggiore spettacolarizzazione dei combattimenti (ottimo il 3D), e lo spostamento dei combattimenti sul mare; e purtroppo i dialoghi ed i monologhi (orfani di Miller, che ne è un maestro) sono meno impattanti dell’altro; idem la musica, meno evocativa. Brave soprattutto le due  “regine” Eva Green e Lena Headey, bravino Sullivan Stapleton (Temistocle meno impressionante però di quanto lo fu Gerard Butler/Leonida di qualche anno fa),  ancora disturbante Rodrigo Santoro nella parte di Serse. Ma tutto visto, purtroppo. E francamente, 7 anni dopo, ci si poteva aspettare qualcosa di più: forse a questo punto conveniva attendere che Miller completasse il lavoro, ma evidentemente business is business.

Preparatevi per la Gloria, ma non troppo. VOTO:6/10

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